Magazine Cultura

Ridere per esistere

Creato il 27 ottobre 2010 da Pupidizuccaro

Ridere per esistere

- Non solo so che abbiamo perso 6 milioni di ebrei, ma quello che mi preoccupa è che i record sono fatti per essere battuti.
- Meglio essere vigliacchi
per un minuto che morti per il resto della vita.
-
Il mio grado nell’esercito?
In caso di guerra, ostaggio.
- Mio nonno era un uomo molto insignificante. Al suo funerale il carro funebre seguiva le altre auto.
- Quando ero piccolo i miei genitori mi volevano talmente bene che misero nella culla un orsacchiotto. Vivo.
- Ho visto la morte in faccia,  e non è stato bello. Ma lei ha visto me, ed è fuggita via a gambe levate

- Sono contrario ai rapporti sessuali prima del matrimonio: fanno arrivare tardi alla cerimonia.
- Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.
- “Che fai sabato sera?” “Sono occupata. Devo suicidarmi.” “Allora venerdì sera?”.

Squarciati, sodomizzati dal grande maelstrom della Crisi.
Costretti a forza a sentirci patetiche variabili dipendenti di un sistema economico impazzito. Raschiati, tagliuzzati, torturati dagli artigli dei boia dell’ultracapitalismo, colpevoli senzafaccia di un crimine immane.
Ma che possiamo farci.

Nello sbrindellamento di esistenze, talenti, cervelli, ambizioni, speranze – in questo scoramento generalizzato, dove anche i migliori si piegano in due in preda a conati di rassegnazione – l’unica cosa intelligente da fare è ridere.
Impariamo dagli ebrei.

Loro sì che ne sanno qualcosa di sopravvivere alle situazioni tragiche. E altro che crisi economica. Altro che disoccupazione e nonarrivoallafinedelmese. Millenni di persecuzioni, stermini, sanguinose peregrinazioni, fino a diventare le cavie del più sconvolgente esperimento di orrore programmato della Storia. Lo sappiamo tutti.

Per questo l’umorismo ebraico è forse uno strumento che può tornarci utile. Sì, quello disgustoso, cinico e bastardo, spesso “di cattivo gusto”. Questo tipo di disposizione esistenziale può, in qualche modo, diventare un’arma in più per noi generazione fottuta.

Già, perché l’umorismo degli ebrei, quel loro ridere davanti a tutte le schifezze del creato, è servito loro come difesa da un mondo ostile, confuso e soprattutto difficilmente sensato. Il loro scherzare su tutto li ha fatti sopravvivere davanti all’inspiegabile, al non riducibile, all’inaccettabile. Perché hai voglia di semplificare, spiegare, giustificare
ciò che succede. Prima o poi avverrà qualcosa che rimescola le carte e sconvolge l’esistenza.
Piccole sfumature di una giornata, ma anche atrocità inimmaginabili.
Si ride per non piangere, dicendola banalmente. Si ride per esistere.

Ridere per esistere
Da due mesi sono a Milano per farmi un futuro. Ho lasciato la Sicilia dei sogni interrotti e ho raggiunto la capitale economica d’Itala per riprendere il filo. Ho capitato un compagno di stanza che collabora con Moni Ovadia, e ovviamente ho attinto alla sua libreria, avvicinandomi ancor di più alla cultura del popolo deicida. Negli ultimi tempi, infatti, vedo e leggo troppo yiddish: Woody Allen, i fratelli Coen, Tarantino, Saul Bellow, Philip Roth, Mordecai Richler.

Ovadia è una figura affascinante. Teatrante bulgaro residente a Milano, “agnostico dubbioso” ebreo e appassionato di cose ebraiche, i suoi libri sono saggi o raccolte di storielle ebraiche. Il migliore in assoluto è “Vai in te stesso”, pubblicato nel 2002.
Le sue idee sono fortemente influenzate dall’insegnamento del filosofo Haim Baharier.

Scrive Ovadia: “L’esplosione di riso ebraico che si genera sul limitare dell’orrore è un’azione di affermazione di identità proprio nell’istante in cui sembra perdersi il senso stesso di una identità qualsiasi”. L’umorismo ebraico, infatti, non è altro che lo stare a schiena dritta davanti all’inaccettabile, l’accettare la contraddizioni. Ridere per preservare la propria identità. Ridere per aggrapparsi a sé stessi e non venire travolti dalle correnti spersonalizzanti che rombano, tremende, soprattutto di questi tempi.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :