Le agenzie di rating sono quelle agenzie che hanno il compito di giudicare la capacità di solvenza degli Stati e delle grosse aziende. In generale, per quanto riguarda il debito degli Stati, la capacità di questi di ripagare i debiti contratti. Hanno un’origine nobile, poiché sono il frutto degli ideali di alcuni economisti/aziendalisti (in particolare Poor e Moody), che sognavano la trasparenza finanziaria e contabile delle aziende.
Il problema grosso di queste agenzie — tutte statunitensi — è che non sono pubbliche, cioè non sono organismi internazionali indipendenti, magari sotto l’egida dell’ONU. Macché! Sono agenzie private, che svolgono anche attività di investimento, creando dunque un conflitto di interessi enorme tra la loro attività di rating e quella di trading. Va da sé infatti che il noto declassamento del rating degli Stati e delle aziende di grosse dimensioni, provoca quasi sempre un rialzo degli interessi applicati sui prestiti contratti da questi soggetti. Quindi aumentano gli oneri finanziari, il debitore è costretto a vendere i propri assets a prezzo di realizzo per evitare il peggioramento del rating. Insomma, un circolo vizioso che permette agli speculatori di fare affari, sfruttando la paura. È sufficiente che le agenzie minaccino o declassino un’azienda o il debito di uno Stato per indurre questi soggetti a vendere i propri beni a prezzi stracciati.
Nel nostro paese le agenzie di rating sono state fatte oggetto di indagine giudiziaria per aggiotaggio e insider trading, ovvero per false informazioni sullo stato debitorio di un’azienda e/o dello Stato, oppure per l’omissione di informazioni vitali per gli investitori, che restano dunque segrete o comunicate solamente a determinati soggetti — magari clienti dell’agenzia — che pagano per averle.
Va da sé che davanti a questa stortura degli obiettivi primari delle agenzie di rating, sarebbe necessario prendere dei seri provvedimenti. O si procede al loro ridimensionamento e le si vieta di esercitare attività di investimento. Ma in tal caso, dovrebbe essere il Governo degli Stati Uniti a provvedervi; il che appare davvero difficile, visto che rappresentano una potente lobby nel parlamento americano. Oppure le si mette fuorilegge nei paesi dove non possono essere controllate e si crea un organismo internazionale sotto l’egida dell’ONU che abbia il loro stesso compito ma con il divieto assoluto di fare attività bancaria e finanziaria.
Diversamente, possiamo dire che siamo in mano agli speculatori, e non importa chi ci governa e chi non. Alla fine le nostre sorti vengono decise dai consigli di amministrazione di queste agenzie private. A loro non interessa sul serio il benessere della gente comune. A loro interessa che i loro clienti siano soddisfatti e facciano affari d’oro con il trading e gli investimenti speculativi. È sufficiente infatti un taglio del rating per far crollare una borsa o innalzare i tassi di interesse dei titoli pubblici. È sufficiente persino una minaccia di taglio per indurre il debitore a svendere i suoi beni al miglior offerente o ad adottare misure fiscali lacrime e sangue per incrementare gli introiti poi utilizzati per rimborsare i titoli del debito pubblico il cui tasso di interesse è salito alle stelle per via del rating negativo.
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Concludo con una riflessione sul recente taglio di rating di Fitch (l’unica agenzia di rating a cui partecipano capitali europei, e precisamente francesi). Il downgrade (così viene chiamato il declassamento) da A+ ad A- è un ulteriore segnale che gli speculatori non sono ancora soddisfatti ed esigono i loro soldi al maggior interesse possibile. Certo Fitch declassa, però dà il contentino a Monti, sottolineando che senza di lui sarebbe stato peggio. Questo è significativo: Monti ci ha massacrato con le tasse e le illiberalizzazioni. Agli speculatori però queste misure non bastano. Monti deve fare ancora di più. Deve spennarci. E lui ovviamente ubbidisce. Aspettiamoci altre sorprese da questo Governo di salvezza nazionale… pardon bancaria…
di Martino © 2012 Il Jester