Interessante viaggio, o meglio doppio viaggio, quello intrapreso dal giovane Alan Parker in questo Riding The Bullet. I viaggi del nostro eroe sono su due livelli: uno reale, verso la madre ricoverata in ospedale; e l'altro dentro se stesso, nelle sue paure, accompagnato dalla costante della morte. La morte è uno dei temi centrali dell'opera, prima ricercata, poi rifiutata e infine accettata... com'è giusto che sia! La morte gli si presenta più volte al nostro Alan, sotto varie forme e sembianze (anche la propria) e attraverso allucinazioni e ricordi. La ricerca interiore è una ricerca del coraggio, che lo porta ad inoltrarsi verso i ricordi d'infanzia, fino al fatidico giorno dove non ebbe il coraggio di salire sul Bullet (una montagna russa) e fare il suo benedetto giro. Mick Garris è bravissimo nel trasporre tutte queste emozioni (in realtà non so se la fedeltà a King sia rimasta, sinceramente poco importa) ed anche di più, perché sicuramente ce ne sono tante altre che una sola visione non basta. Per carità il film non manca di difetti, dovuti forse ad un budget non proprio enorme, ma tiene comunque una bella forza emotiva e si fa guardare con profonda intensità. Da menzionare le prove di David Arquette, nella sua machiettistica perfomance (bellissima la scena del film nel film!), e di Barbara Hershey nella parte della madre (era anche la mamma ne Il Cigno Nero).
Come dice Alan Parker (non l'Alan vero, che sia chiaro!) nella pagina del suo blog, questo è un film da vedere e possedere, fregandosene del parere degli stupidi "critici con la puzza sotto il naso". Magazine Cinema
Interessante viaggio, o meglio doppio viaggio, quello intrapreso dal giovane Alan Parker in questo Riding The Bullet. I viaggi del nostro eroe sono su due livelli: uno reale, verso la madre ricoverata in ospedale; e l'altro dentro se stesso, nelle sue paure, accompagnato dalla costante della morte. La morte è uno dei temi centrali dell'opera, prima ricercata, poi rifiutata e infine accettata... com'è giusto che sia! La morte gli si presenta più volte al nostro Alan, sotto varie forme e sembianze (anche la propria) e attraverso allucinazioni e ricordi. La ricerca interiore è una ricerca del coraggio, che lo porta ad inoltrarsi verso i ricordi d'infanzia, fino al fatidico giorno dove non ebbe il coraggio di salire sul Bullet (una montagna russa) e fare il suo benedetto giro. Mick Garris è bravissimo nel trasporre tutte queste emozioni (in realtà non so se la fedeltà a King sia rimasta, sinceramente poco importa) ed anche di più, perché sicuramente ce ne sono tante altre che una sola visione non basta. Per carità il film non manca di difetti, dovuti forse ad un budget non proprio enorme, ma tiene comunque una bella forza emotiva e si fa guardare con profonda intensità. Da menzionare le prove di David Arquette, nella sua machiettistica perfomance (bellissima la scena del film nel film!), e di Barbara Hershey nella parte della madre (era anche la mamma ne Il Cigno Nero).
Come dice Alan Parker (non l'Alan vero, che sia chiaro!) nella pagina del suo blog, questo è un film da vedere e possedere, fregandosene del parere degli stupidi "critici con la puzza sotto il naso". Possono interessarti anche questi articoli :
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