Il vecchio ed il nuovo pifferaio (Luca Peruzzi)
Il tema della riduzione delle tasse è un classico cavallo di battaglia delle destre (per cui i soldi impiegati dal 'pubblico' sono sperperati mentre quelli che restano in mano al 'privato' svolgono una funzione benefica) e d'altro canto Matteo Renzi è quasi unanimemente considerato il degno erede di Silvio Berlusconi. E' evidente che esiste un problema di iniquità e di inefficienza del sistema fiscale (evasione, elusione, capitali esportati all'estero, peso eccessivo per i redditi da lavoro e di impresa rispetto alla rendita, squilibrio nell'imposizione a carico dei ceti popolari rispetto ai ricchi), è indiscutibile come l'arretratezza, l'inefficienza, l'opacità del sistema Italia (economia criminale, corruzione, familismo, burocrazia, tempi della giustizia, parassitismo delle cosiddette classi dirigenti, farraginosità della legislazione) costituisca un freno al pieno dispiegarsi delle potenzialità del nostro Paese ma sarebbe il momento di abbandonare la convinzione che solo l'impresa privata può creare ricchezza e lavoro. Nel momento in cui dal cilindro magico escono fuori delle risorse per far ripartire l'economia (ammesso che non si tratti della solita bufala) queste andrebbero utilizzate per creare direttamente occupazione nei servizi pubblici essenziali (sanità, scuola, trasporti, cura e manutenzione del territorio e del patrimonio artistico ed archeologico). Perché per i dieci e passa milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà o nel 'disagio' della condizione lavorativa (disoccupati, precari, cassintegrati), che non hanno sufficienti risorse per una vita dignitosa (e nemmeno per curarsi), non vi saranno nemmeno le poche decine di euro al mese promesse, per palesi fini elettorali, da Renzi e perché ormai è ben chiaro come l'ipotetica ripresa del PIL e dei consumi non si traduce in modo consequenziale in significativa nuova occupazione. Deve essere ben chiaro poi che dentro i vincoli del pareggio di bilancio, ridurre le tasse tagliando la spesa pubblica (servizi sociali) e con le privatizzazioni significa non immettere nuove risorse nel sistema e non aumenta il potere di acquisto dei ceti popolari per far riprendere i consumi. Ed in ogni caso, in assenza di una politica industriale e di una strategia per orientare gli impieghi economici (che tenga conto anche delle compatibilità ambientali), l'eventuale ed ipotetica ripresa dei consumi non può che favorire principalmente, in queste condizioni, i prodotti d'importazione e non le imprese nazionali.Magazine Politica
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