Riecco i comunisti. Vestiti da clown ma sempre comunisti
Creato il 28 novembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Silvio Berlusconi ci ricorda sempre di più il buon vecchio Toto Cutugno: ha scritto una canzone in tutta la sua vita e, con qualche aggiustamento, cambio di parole, variazioni sul tema ci si è costruito una carriera sanremese durata vent’anni. Il problema di Silvio è che non ha fantasia, non è un creativo, piuttosto un istintuale che ha mille idee al giorno: 999 e mezza sono puttanate, quella mezza buona la sfrutta per l’eternità. Così quando sente aria di elezioni, Silvio ritira fuori i tormentoni che si è inventato nel 1994 e, con qualche aggiustamento lessicale dovuto alla vetustà dei vecchi slogan, torna in campo per combattere la madre di tutte le battaglie, quella contro lo stato comunista e tributario. Ieri sera “occhio di triglia” Alfano ha spiegato che i comunisti citati da Silvio non sono quelli che mangiano i bambini (e meno male!) ma coloro che hanno nel dna i cromosomi della falce e del martello. “E ce ne sono ancora tanti”, ha detto solenne il segretario del Pdl, per cui “è indispensabile che Berlusconi resti tra noi per sconfiggerli”. L’ennesimo attacco contro i comunisti, Silvio lo aveva condotto solo qualche ora prima parlando alla convention dei Popolari Liberali di Carlo Giovanardi riuniti a Verona. Di fronte a migliaia di partecipanti (per gli organizzatori), centinaia (per gli organi di informazione non allineati), decine (per la questura), un Silvio IlSung in grande spolvero ha sventolato la vecchia bandiera dello stato liberale e liberista, il sogno mai realizzato e che si guarderà bene dal realizzare perché grazie al centralismo del suo stato privato ha triplicato il patrimonio di famiglia. Ed è talmente convinto delle cose che dice da obbligare Mario Monti a lasciare ai tecnici del Pdl i vice ministeri della giustizia e delle telecomunicazioni, due a caso, tanto per gradire. Allo stato liberale, specie se a governare è lui, la famiglia Berlusconi deve tantissimo a partire dagli introiti pubblicitari di Mediaset, al monopolio del gioco d’azzardo on line, alla quasi esclusiva della trasmissione degli spot sociali per arrivare ai decoder per il digitale terrestre e agli autovelox autostradali saldamente in mano a Paolino "il Fratellino". Strana idea di stato liberale, vero? Segue a ruota l’altro tormentone, quello dello stato tributario. Silvio è incazzato nero contro le intenzioni del governo Monti di tracciare i pagamenti e la transazioni a partire da 300 euro. “Come farò – si è detto Silvio girandosi e rigirandosi nel lettone di Putin – a fare regalini alle mie ospiti che per 300 euro me la farebbero solo odorare da lontano? Non si può, dobbiamo ‘tracciare’ almeno da 4500 euro così salviamo anche quel birichino di Giulio Tremonti che pagava l’affitto di casa in nero e in contante”. Su un aspetto del delirio pre-elettorale di ieri a Verona, dobbiamo purtroppo dare ragione a Silvio, quando ha parlato di “opposizione immatura e inesistente” e ha sillabato “il partito democratico, figlio o nipote del Pci, non è un partito social-democratico”. Che l’opposizione sia immatura e inesistente lo si è visto in questi anni di assoluta soggiacenza ai desiderata del Capataz. Incapace di muoversi e di elaborare una strategia da opposizione vera, ha permesso a Silvio di fare tutto e il suo contrario accontentandosi di recitare la parte degli oppositori in tivvù, magari da Vespa o dal Floris di Ballarò. Per quanto riguarda poi il fatto che i piddini siano figli o nipoti dell’ex Pci, permetteteci di esprimere le nostre più vive perplessità perché se esistessero ancora, i vecchi comunisti prenderebbero a randellate in fronte i figli o i nipotini che ne hanno ormai tradito le idee e la lunga tradizione operaista e terzomondista. Ma non vogliamo parlarne più perché, pur non essendo mai stati comunisti, lo scempio delle ideologie ci ha fatto, e fa, sempre molto male. A chi gli ha chiesto con chi intendesse presentarsi alle prossime elezioni, Silvio ha ribadito che “l’alleanza con la Lega è forte, stabile e solida”, salvo essere smentito a stretto giro di lancio d’agenzia da Roberto Calderoli che ha precisato: “L’alleanza a livello nazionale non può essere solida perché non esiste più”. E così, mentre Silvio ritira fuori dall’armadio i fantasmi rosso vestiti che gli hanno permesso di vincere per ben tre volte le elezioni portando l’Italia allo stato comatoso nel quale versa, rumors provenienti da oltreoceano ci dicono che gli americani si stanno attrezzando per iniziare a trattare con un’Europa fuori dall’Euro o, quanto meno, con l’Euro a doppia velocità. Gli analisti economici USA considerano insomma esaurita per implosione l’esperienza della moneta unica europea e, pur non prevedendo il ritorno a breve alle monete nazionali, stanno rivolgendo le loro attenzioni verso un mercato che sarà molto più differenziato ed eterogeneo di quello attuale. C’è da fare una considerazione che suona come una sconfitta per l’intera classe dirigente del Vecchio Continente. L’Euro era nato come un progetto politico. Prevedeva una governance forte, regole strette, una strategia economica comune. Vuoi perché gli americani lo hanno sempre temuto, vuoi perché la nuova generazione di statisti europei non è stata all’altezza, vuoi perché l’Inghilterra lo ha visto sempre come fumo (di Londra) negli occhi, l’Euro sembra aver effettivamente esaurito il suo percorso. E non ci possiamo sconvolgere se, alla fine della storia, ci rendessimo conto che a condurre la guerra era un gruppo di clown con quattro stelle che avrebbero finito per dar via tutto il circo (indovinello cinematografico).
Potrebbero interessarti anche :