Di Federico Catani il 9 ottobre | ore 14 : 45 PM
Sono tornati! Dopo il mega-raduno al Palasharp, lo scorso mese di febbraio, sabato Milano è tornata ad essere la capitale dei moralisti di tutta Italia, uniti per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio, colpevole di aver reso gli italiani la barzelletta del mondo e di aver inquinato il Paese con i suoi vizi. All’appuntamento non mancava davvero nessuno. C’erano tutti i più grandi esponenti del pensiero radical-chic nostrano: Dario Fo e Marco Travaglio, Gustavo Zagrebelsky e Giuliano Pisapia, Michele Serra e Roberta De Monticelli. Per non parlare del video inviato dal sempre troppo poco lodato Roberto Saviano, che ormai ha gettato ogni maschera e si è catapultato nell’agone politico. E non dimentichiamo la presenza spirituale di altri tre guru del pensiero politicamente corretto e moralmente superiore italico: Umberto Eco, Moni Ovadia e don Luigi Ciotti.
Tuttavia, niente di nuovo sotto il sole. Sempre i soliti personaggi e sempre le solite riflessioni. L’Italia è allo sbando, Berlusconi è un satrapo circondato da escort che, invece di pensare al bene comune, sta chiuso nel suo bunker e al massimo va a festeggiare il compleanno di Putin, e così via. Tutti pronti a condannare, a inveire, a biasimare un capo del Governo che ha reso l’Italia il luogo delle disuguaglianze, della corruzione e del malcostume. Sembra davvero che tutti i mali atavici della nostra Patria siano stati causati da Berlusconi. Sia chiaro, il governo è evidentemente in difficoltà e in stato confusionale. Però non bisogna esagerare nella denigrazione. L’idea che la soluzione ad ogni problema si possa ottenere con la cacciata del premier è risibile. Si può spiegare benissimo con la sete di potere delle opposizioni, che da anni gridano alla dittatura e al sultanato, però non sono accettabili. Saviano è addirittura arrivato a parlare del diritto alla felicità, come se il Cavaliere ci avesse tolto pure quella. Tutto ciò è legittimo, per carità. Ognuno è libero di pensarla come vuole. Ma così come Libertà e Giustizia, che ha promosso l’evento, ritiene pericoloso Berlusconi, io posso permettermi di considerare le riflessioni svolte a Milano indice di un clima preoccupante. Altro che concordia nazionale!
Zagrebelsky, nel dichiarare che la manifestazione non era animata né dall’odio né dal rancore, ha constatato che gli italiani non sono più intorpiditi, ma ora finalmente scendono in piazza, votano ai referendum, raccolgono firme. Insomma, sono tornati a lottare per un mondo migliore. E chi non manifesta e non vota che fa? Per caso chi la pensa diversamente dai moralizzatori riunitisi a Milano deve per forza essere un minus habens o un furfante? Per caso oggi sostenere il centrodestra è diventato motivo di vergogna come per chi si dichiara fascista o nazista? A me pare di si, ma se mi dovessi sbagliare, chiunque è pregato di correggermi e rassicurarmi.
Concludo con un ringraziamento. Un doveroso omaggio a Berlusconi. Si, tutti gli dobbiamo essere grati, perché grazie ai suoi vizi e alle sue debolezze di cui purtroppo non si vergogna neanche un po’, mezza Italia ha riscoperto i valori cattolici della castità, della purezza, della moralità e via dicendo. Chi prima professava il libero amore, l’edonismo, l’individualismo, il divertimento sfrenato e lottava per la liberazione sessuale, oggi si è convertito ai costumi morigerati. Se poi la conversione sia sincera o meno, lo lascio decidere agli altri. L’importante è che finalmente si sia tornati a parlare di etica pubblica, decenza e decoro. Una svolta medievale. Era ora!