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Riesling, il fascino del “Vintage”

Da Iltaccuvino

Dopo questa, basta! (forse)… lo ammetto la terza degustazione di Riesling in dieci giorni fa sospettare che io abbia una certa predilezione per questo vitigno, ebbene chiamatela sete di conoscenza o forse fascino per l’eleganza e la capacità di esprimersi in maniera sempre ammaliante a distanza di molti anni, fatto sta che non potevo farmi sfuggire questa occasione di assaggio, confronto e condivisione, venuta dall’abile mano organizzativa di Edoardo “Duccio” Armenio, a tirare le fila della brigata dell’Atletico Bevitores, ricco gruppo di appassionati che si tuffano sulle degustazioni di vecchie annate come i piccioni sulle briciole di pane.

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Stavolta a richiamare il pubblico tredici etichette di Riesling, in prevalenza della Mosella, col più giovane appena adolescente, con i suoi tredici anni, salvo un intruso che scopriremo solo in corso. Per chi vuole ripassare le classificazioni e le regole che determinano le alquanto complicate denominazioni teutoniche rimando al precedente articolo, dove altri illustri etichette hanno allietato la nostra sete, sia fisica che di conoscenza.

Ma dalle parole del grande Duccio si impara sempre qualcosa di utile, come il fatto che i vini tedeschi, in passato avessero assunto una fama e un relativo prezzo di mercato, superiore ai vini di Bordeaux, e si trattava già allora di vini tradizionalmente dolci, ma il fatto di provenire da climi freddi gli donava in dote una grande acidità, creando un’alchimia dall’innegabile appeal.

Proprio i climi freddi del continente indussero i legislatori a scegliere la via della classificazione dei vini a partire dai mosti, in base al loro contenuto zuccherino, sinonimo di grado alcolico potenziale, laddove la sfida più grande sta proprio nel raggiungimento della maturità delle uve e nella concentrazione di sostanza.

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Le leggi del 1971 hanno risentito nel 2012 di uno scossone dettato da una minoranza di produttori, quello che possiamo considerare una sorta di consorzio del VdP (Verband Deutscher Prädikats- und Qualitätsweingüter), che rappresenta solo il 5% dei vini per quantità, prodotte, ma si collocano nelle zone di maggiore pregio, su quei Grosse Gewachs ed Herste Lage che molto assomigliano ai Grand Cru e Premier Cru di Borgogna, attingendo a mappature dei vigneti per importanza, radicata con una base storica che affonda nei secoli addietro, pur filtrata e modellata dagli interessi dei produttori che ne hanno deciso le regole, che richiedono la partecipazione al VdP per rivendicare le nuove denominazioni, che vanno a valorizzare e semplificare le versioni “secche”, con minimo residuo zuccherino, eliminando su di esse le menzioni Kabinett, Spatlese ed Auslese.

Ma veniamo agli appunti di degustazione, piccole impressioni personali che non possono che fungere da spunto di riflessione, o scintilla che innesca la curiosità in chi questi vini li rifugge o non li frequenta con dimestichezza.

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1. Herzu 2010 Ettore Germano. Il tipico assaggio che ti fa perdere la fiducia nei tuoi miseri mezzi di degustatore, almeno per il semplice fatto di avere incontrato questa etichetta proprio una decina di giorni prima. Paglierino ai limiti del dorato nel colore, sfaccettato di gomma pane, finocchietto, mandarancio e pesca gialla il naso. Fresco di beva, dal residuo contenuto, elegante e chiuso da un cenno amaricante, tra ritorni di salvia, muschio e menta. Equilibrato e dal buon sapore finale, con succosa acidità ad allungarlo al palato. Ne avevamo due bottiglie a disposizione, molto simili seppur con più sapidità sulla seconda. niente a che vedere con l’assaggio recente, che metteva in mostra asperità, durezze e un volume a tratti scorbutico, che qui, fortunatamente, non si ritrova. (per la cronaca, tutte bottiglie tappate a sughero). 85+

2. Brauneberg Juffer Sonnenuhr Riesling Auslese 2000 Max Ferdinand Von Richter. Primo esempio di produttore affermatissimo e storico, ma fuori dal VdP. Solo 8% vol per questo liquido di oro ambrato screziato di arancio, che ammalia il naso con note di cotogne, nespole , zafferano, crema, te alla pesca, e sbuffi eterei di smalto e gomma. E’ fresco, dolce e morbido, con bel finale di albicocca confit e arancia, e una sottile tensione minerale tra il metallico e la roccia vulcanica. 87

3. Abtsberg Maximin Grunhaus Spatlese 2004 Von Schubert. Medesima gradazione del precedente e colore poco più giovane e chiaro. Gioca di delicatezze al naso, con cenni di gomma, erbe aromatiche, e agrumi dolci. All’ingresso in bocca l’acidità lo fa apparire quasi petillant, ma si distende subito con eleganza offrendo una decisa spinta agrumata di mandarino cinese e limone, che ripulisce dallo zucchero, ben integrato in un vino che è tutto precisione e purezza di frutto, togliendo forse qualcosa alla profondità, ma è anche uno dei campioni p giovani in degustazione. 89+

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4. Neumagener Dhroner Hofberger Riesling Auslese 1988 E.B. Lauer. Bottiglia purtroppo inficiata dal tappo, che gli ha ceduto sentori di muffa. Ma l’aria comunque gli dà qualche chance, lasciando estrapolare ricordi di zenzero, burro, noce moscata e cumino. L’assaggio però non lascia scampo, con acidità decaduta e piattezza di gusto, per di più rovinato dal tappo. SV

5. Neumagener Dhroner Hofberger Auslese 1989 E.B. Lauer. Stesso problema di cui sopra, persino più accentuato con notte nette di TCA. Ma trovando l’audacia di assaggiarlo si va a scoprire un’acidità ancora indomita, e una mineralità di metallo scaldato, che sposa il frutto agrumato. Avrebbe avuto probabilmente buone carte da giocarsi a bottiglia sana. SV

6. Neumagener Laudamsberg Riesling Auslese 1989 E.B. Lauer (9.5% vol). Vendemmia di acini botritizzati su un vigneto con predicato, ma non tra quelli ritenuti migliori, e la classificazione dimostra in questo caso di essere azzeccata. Bel colore di oro vivace, ma naso problematico, con note di muschio secco, naftalina e cedro. Al palato scorre molto semplice, conbeva ma senza guizzi, monocorde e persino con l’alcol appena evidente. Deludente. 78.

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7. Erdener Treppchen Riesling Spatlese 1992 Meulenhof. Ancora una veste aurea splendente ad aprire la scena a un naso di grande finezza e complessità: gomma, erbaceo fresco di finocchietto, prezzemolo e mentuccia, poi agrumi di arancia bionda e mandarino. Un vino dritto, esile ed elegante, che si sviluppa al palato con ricordi di spezie (chiodi garofano e cumino), e frutti secchi di albicocca e fichi. Soli 8.5% vol, acidità elettrizzante e progressione equilibrata e lunghissima. 92

8. Haardter Burgergarten Riesling Spatlese1998 Muller-Catoir. Dopo una serie di vini della Mosella ci spostiamo nel Pflaz, con una sorta di Monopole in mano a Muller-Catoir. In questa zona è meno netta l’influenza delle acque fluviali, e più ridotti sono anche gli apporti di botrite. Nel calice gira consistente tra bagliori di ambra giovane, aprendo un ventaglio di profumi di frutta macerata, albicocca e pesca in confettura, con refoli freschi di menta e pompelmo maturo. Al palato da l’impressione di essere “più vino” (10% vol.), teso e asciutto nel finale, col residuo zuccherino contenuto e poi annientato da un mordente acido saldissimo, che vira sull’agrume e regala un lungo finale tra propoli ed erbe aromatiche, in un crescendo di sapidità. Di carattere. 90+.

9. Erdner Praalat Auslese 1998 Dr. Loosen. il suo colore giallo pieno ricorda la luce calda dell’estate, e porta con se il profumo fresco di camomille in fiore, di miele di tiglio, mais, cotognata e caramella d’orzo. Bevuta che è un fine ricamo, tra la sottile vena di sale dolce e un’acidità citrina, ammorbidita da un dolce residuo, in un continuo di evoluzione nel calice, che sprigiona note di pane, zafferano e smalto. Sublime quando si dispiega nella sua completezza. Solo 7% di alcol, una vera delizia. 91+

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10. Briedeler Herzchen Auslese 1990 Zum Elentrum. In questo caso siamo davanti a una bottiglia proveniente da vigneti ritenuti di seconda categoria, di un produttore poco noto e non distribuito, insomma di quelli che bisogna andare a trovare per comprare qualcosa, e scopriremo che ne vale la pena. Nei profumi spiccano note intense di cumino, crema, agrume, noce moscata, liquirizia e caramella d’orzo. Allieta l’assaggio con viva freschezza che lo slancia in un finale lunghissimo dove tornano note evolutive e speziature, con echi balsamici di cioccolato bianco e liquirizia. Dinamico ed elegante. 92

11. Erdener Treppchen Riesling Spatlese 1986 Rehinold Oster. Vigneto tra i più rinomati della Mittelmosel, ma qui gli anni si fanno sentire l’evoluzione trova qualche cedimento, con note quasi invadenti di fungo porcino, poi propoli, gomma e note medicinali. Quasi incoerente al palato, dove mostra una sostanza esile, ma rimane poco espressivo, e leggermente astringente, a causa probabilmente di una evoluzione non felice (alcuni tappi di stasera mostravano evidenti i segni dell’età). 84

12. Urziger Wurzgarten Riesling Auslese 1976 Benedict Loosen. Credo sia la quarta volta che assaggio questo vino nel giro di un anno, e questa è forse la sua espressione più viva e folgorante (ma andò similmente anche al primo incontro). Ha un bagaglio olfattivo che meriterebbe di prendersi almeno un quarto d’ora di tempo per goderne la completezza, e per i malati dei riconoscimenti per appuntare una serie infinita di connessioni mentali. Tra queste una miriade di foglie secche di erbe aromatiche, il basilico fresco, note di medicinale e di menta, poi fiori di rosa canina e zenzero grattugiato. Al palato ha una consistenza quasi cremosa, glicerico e zuccherino, ma questa parte è ripulita ed equilibrata da una lama acida ancora ben affilata. Nel finale di gusto lascia amaretto, zenzero, spezie, erbe e un elegante fondo minerale di roccia lavica. Semplicemente grande, e non so è necessario far notare che questa bottiglia ha quasi 40 anni. 95+

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13. Krover Paradies Eiswein 2002 Weingut Staffelter Hof. Dulcis in fundo, con una tipologia rara e un po’ distante dalle altre, nella quale non è la muffa nobile a farla da padrona ma l’effetto disidradante del freddo, che va a concentrare le sostanze negli acini fino al momento della spremitura, in gennaio, con le uve ghiacciate. Il colore è quello di una bellissima ambra antica, mentre i profumi mi si ricollegano quasi a quelli di un aceto balsamico tradizionale: miele castagno, pesca, ananas sciroppata, albicocche in confettura, sospinte più da sbuffi di volatile che dall’alcool, anche qui contenuto. Vino dolce per eccellenza, con l’acidità che chiede aiuto alla componente acetica per alleggerire la beva, che è densa e sciropposa, comunque godibile e intrigante, specie per il suo allungo finale tutto frutto dolce e miele. 89


Tagged: Dr. Loosen, Meulenhof, Mosella, Muffa Nobile, Muller-Catoir, Oster, Riesling, Von Richter, Von Schubert

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