Le scelte operate dalla Giunta regionale in queste ultime settimane di attività confermano la forte centralizzazione di poteri e funzioni che ha caratterizzato l’intera legislatura, determinando uno sbilanciamento dei rapporti di forza tra esecutivo e Consiglio regionale tale da sconfinare nell’illegittimità.
L’adeguamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti è in questo senso paradigmatico: nonostante l’impegno a sottoporre il piano aggiornato al vaglio del Consiglio regionale, la Giunta ha proceduto unilateralmente, ricorrendo ad un presunto processo “partecipativo” che ha avuto il solo scopo di aggirare la democrazia e di rinnovare l’alleanza con il partito del cemento e dell’incenerimento.
Le uniche certezze del nuovo piano – di questo si tratta, non certo di un aggiornamento – sono solo per gli addetti ai lavori, con investimenti sull’impiantistica tutti diretti ad inserire l’Umbria nella filiera dell’incenerimento dei rifiuti, attraverso la produzione in 3 impianti dedicati del Combustibile Solido Secondario (CSS). Le assicurazioni rispetto alla vendita del CSS fuori del territorio regionale rappresentano inoltre un’autentica finzione: esattamente come i rifiuti umbri potranno essere venduti e inceneriti in tutto il territorio nazionale, così rifiuti di ogni provenienza, siano essi classificati come combustibile o come rifiuti speciali, potranno essere importati ed inceneriti qui in Umbria, rispettivamente in impianti non dedicati – come i cementifici – e negli inceneritori esistenti.
Anche la riduzione del fabbisogno di discarica che si presume di conseguire in questo modo è illusoria; la quota del CSS effettivamente prodotta rispetto al totale dei rifiuti è trascurabile, in quanto tale produzione comporta circa un 50% di scarti da conferire in discarica, oltre a determinare un sicuro effetto deprimente sulla raccolta differenziata.
Poco o nulla infatti viene previsto per potenziare le attività di riciclo e riuso dei rifiuti, che consentirebbero invece di costituire nella regione filiere locali decisive per riqualificare la raccolta differenziata, incrementarne la redditività e promuovere la crescita occupazionale nel settore.
L’incremento dei quantitativi effettivamente destinabili ai processi di recupero e riciclo passa necessariamente per l’adozione della strategia “Rifiuti Zero”, dimostratasi in molteplici esperienze anche nel nostro Paese capace di determinare un servizio di gestione integrata dei rifiuti coerente con i criteri di efficienza, efficacia ed economicità: al contrario, le ibridazioni vaneggiate dalla Giunta regionale tra questa strategia e la produzione del CSS nascondono solo una desolante incapacità di produrre un cambiamento reale nei modelli di gestione dei servizi di rete, dovuto ad una subalternità politica ed economica a ben definiti gruppi d’interesse.
Michele Vecchietti – L’Umbria per un’altra Europa