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Rifiuti ingombranti

Creato il 19 marzo 2012 da Vivalafifa @WlaFifa

Caro Diego Forlan,

mi chiamo Alessandro Oliva e da qualche tempo ho la fortuna di avere un blog che parla di calcio. Da grande vorrei fare il giornalista sportivo. Poiché la natura (o Dio, o Buddha) non mi ha dotato di piedi buoni per praticare lo sport che amo, ma adoro scrivere, ho unito le due cose.

Purtroppo non ho scelto un buon momento per questa professione. I soldi per chi fa la gavetta sono pochini e non è che molti colleghi più grandi di me se la passino bene. Così, quando lei ieri si è rifiutato di scendere in campo contro l’Atalanta, nonostante l’allenatore le avesse chiesto di farlo, ho pensato di fare una cosa molto semplice: le ho fatto due conti in tasca. Paragonando le sue, di tasche, alle mie.

Cominciamo dalle mie. Due anni fa, prima di entrare in questo master che costa alla mia famiglia 6mila euro all’anno, ho collaborato 9 mesi per la redazione locale di un grande quotidiano nazionale. Venivo da 3 anni in un altro quotidiano in cui avevo sacrificato tutti i miei week end per fare quello che amavo, la cronaca sportiva, a prezzi bassissimi. Non ero (e non sono) nessuno. Venivo pagato 6 euro a pezzo, senza alcun rimborso spese. In 9 mesi, ho raggranellato 880 euro netti, perchè le tasse vanno pagate. Adesso che sono a Milano scrivo qua e là, quando il tempo me lo permette, giusto per dare il mio piccolo contributo al conto postale a me intestato. Ora faccio il signore. Prendo tra i 30 e i 40 euro (lordi, eh) a pezzo. Ovvio, non scrivo tutti i giorni. Ma alle testate va bene così: gli costo di meno.

E veniamo alle sue, di tasche. Quando è approdato all’Inter, la ‘mia’ Inter, lo scorso agosto, ha firmato un contratto biennale da 3,5 milioni di euro a stagione. Veniva da una Copa America appena vinta e da un terzo posto al Mondiale l’anno precedente, ma soprattutto arrivava per sostituire quel geniaccio di Samuel Eto’o, che nel frattempo aveva stabilito che i 20 milioni all’anno offerti da una squadra russa di cui non so pronunciare il nome andavano bene per vivere. Lei era qualcuno e le eccellenze costano. Non sono mai stato bravo in matematica, ma basta una calcolatrice per calcolare che lei prende 9mila euro circa al giorno.

Dunque, caro Diego Forlan. Se io un giorno non lavoro per un motivo qualsiasi – sono in contrasto con il caporedattore, sono malato, non ho tempo perché il master è a tempo pieno – perdo almeno 30 euro (lordi). Se lei non lavora – perché se non entra in campo non svolge il suo lavoro – prende comunque 9mila euro. Facciamo 8mila e qualcosa: una multa da parte della società le arriverà, spero.

Ora, io sono uno di quei motivi per cui il suo stipendio è alto. Seguo il calcio, ogni tanto vado allo stadio, leggo quotidiani e libri sull’argomento. il movimento si sostenta anche grazie a quelli come me e per farmi contento come tifoso i presidenti vanno al rialzo pur di ingaggiare questo o quell’altro giocatore. Ma lei, caro Diego Forlan, ieri non ha lavorato. E mi ha deluso come tifoso, quindi ha offeso uno dei motivi per cui prende 9mila euro al giorno.

Se non è d’accordo con le scelte di Ranieri (nemmeno il sottoscritto lo è, ma questa è un’altra storia), la prossima volta faccia una cosa. Anziché prendere il pullman, andare allo stadio, sedersi in panchina, rifiutarsi di scendere in campo e poi prendere i soldi, resti a casa e soprattutto rinunci al suo gettone giornaliero. Lo faccia per quelli che come me hanno la fortuna di fare un mestiere bellissimo, ma che non si possono permettere di fare delle rinunce.

Grazie

Alessandro Oliva


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