Fotografia da “ansa.it”
Bottiglie di plastica, tappi, polistirolo, contenitori di vario genere e mozziconi di sigarette. Questi sono i materiali che dominano le spiagge italiane e questo è il rapporto, presentato da Legambiente, nell’ambito di un operazione denominata “Beach litter, spiagge e fondali puliti nell’ambito di Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med“.
L’indagine “Beach litter” è stata eseguita dai volontari dell’associazione ambientalista da aprile a maggio 2015 su un’area di 136.330 mq, dove sono stati trovati 22.114 rifiuti spiaggiati. In particolare sono stati trovati 17 rifiuti ogni 100 mq, 5 rifiuti in più ogni 100 mq rispetto all’indagine dello scorso anno.
Le 29 spiagge italiane monitorate sono situate nei comuni di Ortona, Pisticci (Mt), Policoro (Mt), Pozzuoli (Na), Pontecagnano (Sa), Eboli (Sa), Trieste, Anzio (Rm), Fiumicino (Rm), Genova, San Benedetto del Tronto (Ap), Fermo, Porto Sant’Elpidio (Ap), Ancona, Polignano a Mare (Ba), Brindisi, Ginosa (Ta), Trappeto (Pa), Pachino (Sr), Noto (Sr), Portopalo di Capopassero (Sr), Ragusa, Vittoria (Rg), Pisa, Orbetello (Gr), Eraclea (Ve).
Regina indiscussa dell’indagine è la plastica che da sola rappresenta l’80% dei rifiuti trovati, percentuale che scende al 52% per le sole spiagge del mediterraneo.
Tre sono le spiagge campane sulla quale si è svolta l’indagine: Eboli, Pontecagnano e Pozzuoli. Su un’area di 2500 mq il 25% dei rifiuti era costituito da scarti in plastica e seminiere in polistirolo ed un altro 25% da bottiglie e contenitori.
“La nostra indagine quest’anno guarda molto di più al Mediterraneo e dimostra – spiega Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – che il problema dei rifiuti spiaggiati è una questione comune da affrontare al più presto. Serve uno sforzo congiunto che coinvolga tutti i soggetti e i territori interessati e programmi concreti per risolvere il problema dei rifiuti in mare e sulle coste”
Legambiente ricorda i danni provocati dai rifiuti spiaggiati che fanno male all’ambiente e alla fauna, all’economia e al turismo. “Tartarughe marine, uccelli e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale oppure morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti (in particolare buste di plastica) scambiati per cibo. Secondo diversi studi, nel Mediterraneo occidentale, l’ingestione di rifiuti causa la morte nel 79,6% delle tartarughe marine e dell’intero ecosistema marino. Inoltre, le microplastiche ingerite dagli organismi acquatici, sono la causa principale dell’introduzione di plastiche nel biota e, quindi, del disequilibrio della catena alimentare.”