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Rifkin e l’aspetto “creativo” della crisi

Creato il 06 ottobre 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

Jeremy Rifkin

Si sta affermando sulla scena mondiale un nuovo sistema economico”: il nuovo libro di Jeremy Rifkin, “La società a costo marginale zero”, analizza le transizioni in atto nell’epoca attuale e propone alcune previsioni su ciò che tali transizioni realizzeranno. La tesi di fondo è che l’emergere dell’Internet delle cose – un’infrastruttura intelligente formata dal virtuoso intreccio di Internet delle comunicazioni, dell’energia e della logistica – stia dando vita a un “Commons collaborativo” che “sta trasformando il nostro modo di organizzare la vita economica.

Rispetto al passato, oggi la diffusione delle informazioni e delle conoscenze offre la possibilità di creare prodotti a costi marginali quasi nulli. In base a questi rivolgimenti, “il capitale sociale assume la stessa importanza del capitale finanziario, la libertà di accesso prevale sulla proprietà, la sostenibilità soppianta il consumismo, la cooperazione spodesta la concorrenza, e il ‘valore di scambio’ nel mercato capitalistico viene gradualmente sostituito dal ‘valore della condivisione’”. Ciò creerà, a detta dell’economista, le condizioni per “una drastica riduzione delle disparità di reddito, democratizzando l’economia globale e dando vita a una società ecologicamente più sostenibile”.

Al di là delle ipotesi future – suggestive, ma pur sempre ipotesi –, ciò che più ci interessa sono le analisi sui cambiamenti in atto nella nostra società. Due riflessioni ci sembrano particolarmente degne di nota: la prima, che questa non sarebbe l’epoca della crisi definitiva del capitalismo, come alcuni sostengono con enfasi millenaristica, ma una sua fase di “assestamento” alla ricerca di una nuova organizzazione economica e sociale, causata principalmente dalla terza rivoluzione industriale, quella di internet e della globalizzazione. Il sistema capitalistico è intrinsecamente animato da una duplice logica distruttrice-creativa, e tale natura dialettica è la causa dei cambiamenti che caratterizzano l’epoca attuale.

La seconda considerazione è che andiamo verso una economia dotata di maggiore spirito comunitario e di condivisione, più attenta all’impatto ambientale dei prodotti, alla sostenibilità e alle ripercussioni di un dato comportamento sulla società.

Ritenendo ancora prematuro un giudizio sulla effettiva possibilità di realizzazione delle ipotesi di Rifkin – che, ricordiamo per dovere di cronaca, non sempre in passato ci ha “azzeccato” – per ora trasformiamo le previsioni del libro nell’augurio che si riesca finalmente “ad andare oltre il mercato e a vivere in maniera più empatica e sostenibile in un Commons collaborativo globale sempre più interdipendente”.

MC


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