Riflessione con le occhiaie

Mi sono accorta di una cosa: che quest'anno, il mio blog è molto meno ricco di episodi buffi accaduti in classe e scemenze dette dagli studenti. Mi dispiace, eh, ma non ce la faccio proprio: non ce la faccio a ricordarmeli, sono troppo fusa. Vi spiego: in questi quasi tre anni, ogni volta che coi ragazzi mi succedeva qualcosa di notevole, mi dicevo oh, questo devo proprio scriverlo sul blog, e me lo appuntavo lì, in un posticino del cervello. Ma in questo momento nel mio cervello il posto scarseggia: con le classiApprofondenti, figuriamoci, li vedo un'ora alla settimana, ci ho messo un quadrimestre a imparare bene i nomi di tutti (grazie al cielo sono fisionomista); il martedì, poi, non parliamone: sei classi, centoquaranta preadolescenti in una botta, preadolescenti a cui devo costantemente ricordare che anch'io sono un'insegnante e non una tizia passata di lì per caso. Quindi, dalle classiApprofondenti porto a casa pochino, tolto un gran mal di testa. La PrimaPrima... la PrimaPrima avrebbe delle ottime potenzialità, ma sono ventotto e fanno talmente tanta confusione che a volte neppure riesco a sentirle, le idiozie di cui sono capaci. Ma poniamo che durante la lezione venga fuori qualche perla preziosa: ecco, io vorei appuntarmela lì, vicino al cervelletto o al lobo parietale, ma nulla, il 101% del mio cervello viene immediatamente richiamato al dovere: tira fuori da sotto il banco il FeroceSalamino, metti una nota a Impossibile, fai prendere il libro a Pizzino, zittisci DennyCombinaguai, rispondi alle setecentocinquantatrè domande di Darko, ripeti due volte per Apparecchio, tieni d'occhio Hijodebuonadonna, ritira qui, firma là, il tutto mentre spiego, interrogo, corrego gli esercizi, scrivo alla lavagna... al termine delle consuete due o tre ore in quella classe il mio encefalogramma è meno che piatto, è concavo.
Quindi, prima che scompaia definitivamente entro il solco delle mie occhiaie scavate con l'aratro pesante, beccatevi questa: Pelìde significa figlio del pelo.