Un post programmato, poche righe di riflessioni mentre sono impegnato in una presentazione a Immaginaria Sanremo.
E’ trascorsa più di una settimana dall’uscita di Muses, leggo le opinioni in rete e sulla pagina Anobii. Non ho mai avuto la pretesa che un mio libro debba piacere a tutti, è matematicamente impossibile. Non accade neppure ai romanzi che sono obiettivamente e storicamente dei capolavori. Questo perché ogni lettore è diverso dall’altro, spesso con gusti diametralmente opposti.
E’ evidente che il finale di Muses sia la parte più controversa. Lo sapevo io, lo sapeva il mio editor. Fin dall’inizio. Ma è stato pubblicato proprio come l’avevo concepito, senza addolcimenti commerciali. E’ di difficile digestione, e neppure di ovvia comprensione. La chiave è la pag 487, mai dare nulla per scontato. L’ho curata in modo maniacale, ogni singolo aggettivo. Nulla è mai ciò che sembra, specie dopo una lettura veloce.
Poi, chi mi segue da anni sa bene che i finali dei miei libri sono abbastanza atipici. Sono fatto così, scrivo ciò che mi piacerebbe leggere. Perché, come voi, sono in primis un lettore.
Ma, a prescindere da queste considerazioni, quando leggo recensioni come questa, sono felice. Perché, almeno a un lettore, ho trasmesso ciò che volevo. Ho raggiunto il mio obiettivo.
A domani, tappa a Novi Ligure, per chi ci sarà.
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