Questa volta concedeteci di parlare un po’ di noi. Di «Cineforum», intendo: non dei contenuti di questo numero ma della rivista in quanto tale, di ciò che è e di come è. Nonostante tutto. Nonostante le condizioni materiali che presiedono al lavoro di allestimento e stampa e distribuzione di ogni singolo numero, dei dieci che costituiscono le uscite annuali previste. Prima di arrivarci, vogliamo però premettere – perché ne siamo onorati e questo ci spinge a continuare con impegno immutato nel nostro lavoro – che siamo ben consapevoli di come «Cineforum» sia una rivista amata dai suoi lettori e considerata da molti un riferimento irrinunciabile nel panorama delle pubblicazioni che in Italia si occupano di cinema cercando di mantenere un approccio critico alto, senza penalizzare però la lettura di chi “specialista” non è.Adriano Piccardi, "Cineforum 509".
Se «Cineforum» ha saputo, nel corso del tempo, assicurarsi e conservare un così alto e duraturo livello di credito, è stato innanzitutto grazie alla qualità dei collaboratori che hanno scritto sulle sue pagine. Una pluralità di voci e di punti di vista che ha sempre mantenuto la rivista nel vivo dello sviluppo del dibattito critico senza cedere al sensazionalismo di facciata, agli schieramenti autoreferenziali rispetto al lavoro sui film e sul cinema che c’è. E va detto a loro esclusivo onore che quanti scrivono su «Cineforum» lo hanno sempre fatto in assenza di ritorni economici degni di questo nome, essenzialmente per amore verso questa testata e ciò che essa è andata sempre più significando e realizzando nella dialettica mutevole del rapporto tra presente e passato del discorso critico.
Detto questo, desideriamo però – come accennato in apertura – sottolineare alcuni elementi materiali con cui l’uscita regolare di «Cineforum» deve sistematicamente, mese dopo mese, fare i conti. E sempre più pesantemente da tre anni a questa parte. Ci riferiamo a questioni che, qua e là anche in editoriali precedenti, hanno fatto la loro comparsa tutte le volte che ci si è riferiti alla “politica culturale” (si fa per dire) che ha marcato questo periodo.
Negli ultimi tre anni il nostro editore, la Federazione Italiana Cineforum si è vista progressivamente erodere – insieme alle altre associazioni nazionali di cultura cinematografica – il contributo ministeriale con cui è possibile finanziare il programma annuale di attività. Briciole per il bilancio generale dello Stato, ma per «Cineforum» un ridimensionamento finanziario di notevole portata, dalle conseguenze in parte evidenti per chi la legge (formato, carta) e in parte “nascoste”: tutti i risparmi “all’osso” riguardanti la fase di produzione materiale della rivista. Attualmente nel lavoro redazionale sono impegnate 3 (tre) persone, con una formula che potremmo definire ottimisticamente come “parttime”, mentre un’altra persona occupa un ritaglio del suo tempo a gestire la sezione online. Una struttura così leggera è per forza esposta più del dovuto a qualsiasi contrattempo possa presentarsi in ogni fase della lavorazione.Tutto ciò può finire per riflettersi sui tempi di uscita. È vero: riceviamo da alcuni abbonati richiami all’ordine quando la rivista non rispetta la puntualità che dovrebbe. Queste righe non sono da considerare come una richiesta di scuse, ma come una spiegazione per mezzo della quale – speriamo – abbonati e semplici lettori possano considerare meglio a quale prezzo «Cineforum» continui prima di tutto a esistere, e poi a mantenere il livello che la fa considerare comunque una voce cui prestare attenzione e fiducia.
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