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Riflessioni serie in sala d’attesa

Da Flavialtomonte

Ho aggiornato la parte tecnica della mia Valigia. Chi si fosse sintonizzato ieri avrà notato l’instabilità del sito, ma adesso l’ho messo su a modo e meglio di prima. Un sito va aggiornato non solo con le parole ma anche con i fatti per evitare virus e infezioni. L’impresa è stata… da Dio… ma alla fine ce l’ho fatta e ho ridonato un aspetto migliore alla navigazione. La storia dei blog è antichissima, e ne ho già parlato qui ieri, non voglio essere ripetitiva.
Tra il caldo e l’Etna che in questi giorni ha deciso di eruttare e annerirci tetti e finestre, i libri di università non mancano – forse solo un po’ la voglia ma i tempi stringono – e tra un mese saremo nuovamente in vacanza.
Già, l’estate sta arrivando e io ancora non me ne capacito. È proprio vero che più si cresce più il tempo sembra non bastare mai. Eppure è trascorso un anno intero e la sensazione di sentirsi sempre al punto di partenza è perenne.
Ieri in una delle tante “attese quotidiane” – le classiche commissioni giornaliere – ho riflettuto (da notare che il tempo in questi casi si trova sempre – chissà perché!).
Pensavo a questioni serie.
A come, superati i diciotto anni, ogni scelta è decisiva.
A come il tempo passa mentre aspetti e rifletti.
A come vanno le cose e a come – invece – vorresti che vadano (cioè sempre meglio!).
A come, nonostante i lamenti, sei fortunata.
A come – nei momenti di forte autostima – ti accetti, e – in altri – ti disprezzi.
A come è inutile accettarsi e disprezzarsi che tanto i momenti belli e brutti non si fanno mai attendere.
A come fai ad essere qui oggi e da qualche altra parte domani, magari su un’enorme palcoscenico a incalzare un grande ruolo.
E a come – giuro che l’ho pensato – mi sentirò quando sarò in meno pausa. Ahahaha. Vi concedo una risata ma, continuate a scrivere la vostra storia illogica senza peli sulla lingua (che infondo, chi li ha mai avuti?).


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