Magazine Economia
Nel 1957 nasce la CEE (Comunità economica europea) ed il suo Parlamento ha solo un ruolo consultivo. Gli obiettivi della CEE sono la cooperazione politico-economica tra Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.). Nel 1967 CEE, Euratom e CECA si fondono nella CE (Comunità europea) dando così luogo a una concentrazione di poteri. In molti campi viene anche abolito il diritto di veto dei singoli Stati membri. A questo punto entrano in scena le banche: nel 1970 Pierre Werner, un influente banchiere lussemburghese (http://www.ecb.int/press/key/date/1997/html/sp970513.en.html ), prepara i piani per una valuta unica. Pierre Werner era stato uno dei partecipanti alla conferenza di Bretton Woods del 1944, influenzata dallo spirito aggressivo della Seconda guerra mondiale. Nel corso della conferenza vennero gettate le basi del mondo finanziario e commerciale. I paesi avrebbero dovuto ancorare la loro valuta al dollaro e mantenere stabili i loro tassi di conversione. Una decisione ottima per il commercio e la finanza internazionale. In effetti il principio implicava che agevolare il commercio e la finanza internazionali era più importante che dare ai paesi la possibilità di adattarsi ai cambiamenti nel contesto internazionale. Nella stessa conferenza venne creato il FMI (Fondo Monetario Internazionale), predecessore della Banca Mondiale e del OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), conosciuta anche con il nome inglese di World Trade Organization (WTO).
I signori di Bretton Woods sapevano perfettamente che i paesi più deboli avrebbero subito le conseguenze negative. Al Fondo Monetario Internazionale, e più tardi alla Banca Mondiale, venne affidato il compito di concedere loro i prestiti necessari, accompagnati però da condizioni che prevedevano severi tagli alla spesa pubblica, con contraccolpi sull'educazione e la sanità. In pratica, FMI e Banca Mondiale hanno sepolto i paesi in via di sviluppo in un mare di debiti. Tanti che non sarebbero mai stati in condizione di rimborsare anche solo gli interessi, men che mai il capitale. Una cosa è certa...i prestiti esteri sono la peggiore maniera di "aiutare" dei paesi nei guai. La sola cosa che possono fare con questi soldi è comprare beni all'estero e ingigantire il loro debito, (Inflazione e tassi d'interesse cambiano di molto nel tempo http://www.courtfool.info/US_inflation_1940_1999.htm ).
Un prestito in valuta estera si giustifica solo quando un paese ha realmente bisogno di materiale che non può fabbricare da solo e il fornitore rifiuta la valuta locale.
La Grecia sta già scoprendo cosa significa avere "amici" europei che concedono prestiti assortiti con l'obbligo di tagli pesantissimi al bilancio nazionale. Questi amici hanno una tale fiducia nella ricetta proposta da permettere al FMI di avere voce in capitolo nella tragedia greca [19]. E a proposito, questo significa anche che l'euro è adesso "aiutato" dal FMI. Sarebbe divertente se non fosse una realtà tragica.
Anche Irlanda, Portogallo e Spagna sono oggi nei guai. Fino a quando restano nell'euro non possono svalutare la loro moneta. L'euro funziona come un tasso di cambio invisibile e imposto tra i paesi, che adesso si ritrovano con un doppio problema. In primo luogo devono ridurre il debito per allinearsi al livello europeo, e in secondo luogo devono evitare nuovi debiti in futuro. Il primo problema viene di solito risolto con duri tagli alle spese e servizi, con un sensibile incremento delle tasse. Il secondo problema è come venirne fuori! Come si può impedire ai paesi europei meno produttivi d'indebitarsi?Ebbene, non è possibile. Non c'è modo d'impedire agli abitanti dei paesi meno produttivi dall'importare più di quanto esportano. Sembra anzi logico supporre che preferiranno prodotti più economici e di migliore qualità importati dai paesi europei più produttivi. È il flusso fondamentale di una moneta unica in un mercato unico composto da economie molto eterogenee e le dure misure adottate oggi da questi paesi sono assolutamente inutili, se questi paesi non trovano un'alternativa a questo meccanismo. Se il governo avesse la possibilità di creare la moneta di cui ha bisogno, sparirebbe il debito pubblico. Il debito pubblico nasce quando il governo spende soldi ancor prima d'aver incassato le corrispondenti tasse. Oggi paghiamo un sacco di interessi sui buoni del tesoro che lo stato emette per pagare le sue spese. Le banche amano investire in tali obbligazioni perché fanno incassare interessi praticamente senza rischi. Dunque, da un lato il governo aumenta il debito e dall'altro le banche incassano interessi su tali debiti! (Segue 4^ Parte)
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