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Reddito minimo garantito, una riforma che serve e che si può fare

Da Openblog

In Europa è presente praticamente ovunque, in Italia se ne parla da anni ma ancora niente. Proposte sul tavolo alla Camera e al Senato ce ne sono, e consenso parlamentare pure: cosa si sta aspettando?

Da anni è una delle proposte più discusse in Parlamento. Se ne parla, lo si promette, ma ad oggi veri e propri processi legislativi che prevedano un reddito minimo garantito nel nostro Paese non esistono. Il discorso ultimamente è più che mai pertinente, soprattutto alla luce della persistente crisi economica che attanaglia l’Italia.

Oltre ad una evidente necessità sociale, vedi la crescente percentuale di disoccupati e di povertà relativa familiare, è anche l’Europa a chiederci questa riforma. Nel Vecchio Continente tutti gli Stati Membri ad esclusione di Italia e Grecia hanno qualche forma di reddito minimo garantito.

Esiste e soprattutto funziona bene, con un rapporto fra reddito minimo garantito e reddito medio nel Paese che si attesta mediamente fra il 30%-40%.

La conferma che sia una misura incisiva viene dal fatto che  i paesi ad avere un alto rapporto reddito minimo garantito-reddito medio sono gli stessi ad avere una bassa percentuale della popolazione a rischio povertà (vedi Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi).

Le indicazioni a livello europeo sono chiare, anche dalle istituzioni. Sia una Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del giugno 1992, che una Risoluzione del Parlamento Europeo del 2010, hanno spinto negli anni per l’implementazione del reddito minimo garantito nei diversi paesi Ue, sottolineando la sua importanza nella lotta contro la povertà. 

Il Parlamento italiano si occupa relativamente poco di inclusione sociale, e quegli atti che vertono sul tema raramente vedono completare il loro iter in senso positivo.

Ma di proposte sul tavolo ce ne sono. Le tre principali (Pd, M5S e Sel) si dividono fra l’implementazione di un reddito minimo garantito (per disoccupati, inoccupati, precari o in cerca di occupazione) o di un reddito di cittadinanza, aperto a tutti i maggiorenni.

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Con disegni di legge presentati in Parlamento, sorge naturale chiedersi se ci sia il necessario consenso per portare avanti questa riforma? Sia dal punto di vista degli elettori, che dei parlamentari, la risposta è Sì. Anticipando le politiche del 2013, attraverso il nostro test di posizionamento elettorale “VoiSieteQui“, abbiamo chiesto a cittadini e partiti di posizionarsi sul tema. Bene, la stragrande maggioranza degli utenti (75%), della Camera dei Deputati (75%) e del Senato della Repubblica (57%) si è schierato per l’introduzione del reddito minimo garantito

Le istituzioni europee e gli altri Stati Membri Ue sono favorevoli, il contesto socio-economico lo richiede, la base politica ed elettorale appoggia l’idea. Tutto questo non è bastato per includere l’introduzione di un reddito minimo garantito nella “stagione di riforme” del Governo italiano, almeno per ora.

Per approfondimenti:

  • i 10 Deputati più produttivi sul Welfare
  • i 10 Senatori più produttivi sul Welfare

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