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Le parole non devono mai mancare. Le parole sono essenziali perché l'umano prenda il sopravvento. Una scuola nella quale ho fatto il Presidente di Commissione qualche anno fa, nella quale ho conosciuto persone straordinarie, nella quale ho perduto il mio migliore amico, anche lui Presidente di Commissione,. A Michele esplose il cuore.E nelle vicinanze di quella scuola, luogo di figli di ceti popolari, luogo di frontiera e di immensa umanità, qualcuno ci ha messo un ordigno.Melissa è morta, Veronica lotta per vivere e altre sue compagne e compagni porteranno i segni incisi per tutta la vita.Ipotesi, domande, retoriche vergognose, facce sinceramente attonite. La verginità della scuola è perduta, una mano assassina, forse mafiosa, forse terrorista o forse ancora di pura follia, ha violentato l'innocenza del futuro spargendo il sangue e tentando di spargere la paura.Non mi avventurerò in “ipotesi investigative”, aggiungendo brodo al brodo. Certo che ognuno ha la sua idea, e la mia, come sempre, attraversa il concetto di “interessi convergenti” per situazione politica, geografica, economica e sociale. I perché a cui rispondere non sono molti ma decisivi e non sempre si ha voglia di affrontarli. La gente, forse giustamente, si chiede chi. I responsabili della sicurezza ovviamente dicono “li prenderemo”. Il perché è faticoso, poco spettacolare e chiama in causa le responsabilità di molti, per ciò che è stato fatto e ciò che, invece, non è stato fatto.Non c'è manifestazione di cordoglio che possa lenire il dolore dei genitori di Melissa, non ci sono parole per consolare chi soffrirà per sempre il ricordo di quanto accaduto. Ma le parole non devono mancare per ricordare a tutti che le bombe, in questo paese, sono servite per mettere a tacere chi aveva voglia di giustizia e di verità, per uccidere chi voleva snidare i mostri che abitano i luoghi bui del potere, che dietro alle bombe ci sono sempre state “menti raffinatissime” che a volte le hanno fatte brillare, a volte le hanno coperte e altre le hanno semplicemente lasciate esplodere.Mi sia permesso di sfilarmi da questi appelli “all'unità di tutti contro il terrore”, troppo spesso, in questi tutti ci ho visto i registi di quel terrore.È tempo che in Italia, in Puglia, a Brindisi cambino le cose e che gli adulti la smettano di raccontare favole ai giovani. Le manifestazioni e i discorsi lascino lo spazio ad una verità: i giovani non devono più essere i “cittadini di domani” ma quelli di adesso.Praticate, ragazzi, la coerenza e pretendetela da noi adulti, subissate di fischi chi sale sui pulpiti a pontificare di “legalità” quando vive una vita di privilegi e di ingiustizie, se ciò non accade, Melissa e il suo ricordo, andranno a far compagnia ai tanti dolorosi ricordi di maggio che mi sono marchiati nell'anima.(di Pino De Luca)
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