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Riforma degli Ordini professionali, alcune proposte, non senza frecciate (di Claudia Cremonesi)

Creato il 25 febbraio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

mi sembra una proposta molto interessante (il riferimento è alle proposte del Pd, ndr.) anche se andrebbe letta nel dettaglio perchè oltre l’intenzione c’è poi l’applicazione pratica, la genesi di tutti i dolori dei consumatori.
Le Associazioni di categoria dovrebbero compiere una selezione al loro interno classificando in A-B-C- la qualità dei servizi proposti dagli associati, in modo che chi paga secondo le tabelle CCIAA, scegliendo A, si senta più garantito, mentre chi sceglie C sia consapevole della minor qualità e, coseguentemente, anche di maggiori rischi nel servizio erogato. Attualmente si paga A e si rischia, inconsapevolmente, di avere servizi C, molto spesso accompagnati da danni materiali, dai quali ci si può difendere solo entrando nella spirale giudiziaria.
Lavori importanti e progetti complessi dovrebbero essere affidati di norma ad A mentre i lavori meno impegnativi a B e quelli standard a C (per esempio i giovani) secondo i criteri basati su lavori pregressi, specializzazioni, struttura aziendale, numero dipendenti etc…
I nostri tribunali si avvalgono della consulenza del CTU scegliendo dalle liste dei professionisti che si sono iscritti e che hanno dato la loro disponibilità, senza che i giudici possano avere maggiori indicazioni sull’idoneità a svolgere le mansioni tecniche di cui il magistrato ha bisogno per determinare un giudizio finale, I tribunali sono collassati da cause civili per vizi e difetti dovuti a servizi o consulenze di basso profilo.
In medicina le cose sono più complesse visto che oggi, prima di qualsiasi intervento è obbligo firmare una liberatoria che in parte “tutela” lo specialista da eventuali ritorsioni del paziente o del familiari, resta tuttavia aperto il tema del medico internista che è stato soppiantato dall’iperspecializzazione scientifica.
Nel nostro paese alcune categorie non sono nemmeno degne di essere considerate, per esempio nel campo delle relazioni pubbliche e della comunicazione, spesso si confonde chi vende spazi pubblicitari con chi lavora nel marketing o chi fa PR con le discoteche. Conseguentemente, si scredita chi esercita una professione delicata e complessa come quella della comunicazione integrata valorizzando, per assurdo, i venditori di spazi pubblicitari/organizzatori di eventi perchè più economici!!
Basti pensare che negli organigrammi delle multinazionali USA e GB i professionisti di PR, a capo degli uffici di relazioni esterne aziendali, vengono collocati subito dopo il Presidente mentre in Italia, molto spesso, sono occupati dall’amante del Presidente o dell’ AD, quindi non classificabili professionalmente parlando. Questo succede anche nelle piccole agenzie di comunicazione e in molte Fondazioni, trattandosi di lavori molto ben pagati, d’immagine, di lusso dove anche le trasferte oltre al resto sono pagati da terzi ma mai dagli stessi amanti. Decisamente una gran comodità!
Criteri di questo tipo son applicabili anche in altri ambiti ma classificare ciò che in Italia non è ancora legalizzato, diventa difficile.
In proposito, al PD proporrei una Madonna di Bochum anche in Italia dopo l’approvazione di una legge che legalizzi la prostituzione, almeno chi non risponde a certi requisiti saprebbe dove iscriversi senza pesare sulle tasche dei cittadini.
Ben vengano, quindi, queste proposte dal PD.

http://www.partitodemocratico.it/doc/203226/professioni.htm

Proposte: 1. Modernizzare il ruolo e l’assetto degli Ordini professionali La modernizzazione è necessaria per qualificare l’esercizio delle professioni, assicurare gli obblighi di corretta e trasparente informazione agli utenti, la concorrenza e la credibilità della professione nonché per tutelare l’interesse pubblico risolvendo situazioni di conflitto. Non meno importante è ridurre in maniera incisiva i costi, a carico degli iscritti, per il funzionamento degli organi e delle strutture amministrative degli Ordini.

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