La nuova strada era stata già segnata da settimane da Paolo Peluffo, sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio con delega a informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo, che aveva più volte ricordato come in futuro il fondo statale per l’editoria sarebbe stato gestito con criteri decisamente più oggettivi: collegato “ai giornali letti, quindi alle copie vendute” e non più alla sola diffusione, con un rimborso dei costi concesso solo dietro dimostrazione di “occupazione regolare di giornalisti e poligrafici” e con incentivi per il passaggio dal cartaceo all’online.
Il primo passo è arrivato a mercoledì 28 marzo, quando la commissione cultura della Camera dei Deputati ha approvato il progetto di legge n°3555 (“Norme per promuovere l’equità retributiva nel lavoro giornalistico”) sul cosiddetto equo compenso per i giornalisti autonomi, i freelance, titolari di un rapporto di lavoro non subordinato all’interno di quotidiani e periodici (cartacei o telematici), agenzie di stampa o emittenti radiotelevisive.
Il secondo passo è invece datato venerdì 30 marzo: l’associazione Ads (Accertamenti diffusione stampa) è stata sciolta in vista di una sua ricostituzione con lo stesso nome ma nella forma societaria della società a responsabilità limitata.Nata nel 1975 grazie a Fieg (Federazione italiana editori di giornali), Federpro (Federazione professionale della pubblicità), Fip (Federazione italiana pubblicità) e Upa (Utenti pubblicità associati), l’associazione – finanziata dagli editori stessi richiedenti la certificazione – negli anni ha assunto il compito di rilevare e certificare i dati di diffusione e di tiratura della stampa quotidiana e periodica italiana.
La nuova società sarà costituita ancora da Fieg e Upa assieme ad altri soggetti d’interesse nati nel frattempo: Fcp, la Federazione delle concessionarie di pubblicità, Assocomunicazione e l’Unione nazionale delle imprese di comunicazione (Unicom).
Il cambiamento, naturalmente, non sarà solo formale (da associazione a srl) ma si accompagnerà a una sostanziale e importantissima modifica delle rilevazioni: da aprile in avanti, infatti, le cifre relative al numero di copie diffuse dalla stampa saranno rese pubbliche non più con medie mobili degli ultimi 12 mesi bensì con dati mensili aggiornati e puntuali, allo scopo di rendere sempre più evidente la reale condizione di salute di una pubblicazione editoriale.
I dati relativi al mese di aprile saranno dunque disponibili a inizio giugno per quanto riguarda i quotidiani, mentre per i periodici (settimanali e mensili) il periodo concesso sarà più esteso, 60 giorni. Accanto al nome della pubblicazione, inoltre, sarà indicato anche il numero di copie diffuse in un formato differente – in eccesso o in difesso – rispetto a quello standard.
A breve, inoltre, è attesa un’altra rivoluzione, quella che riguarda la certificazione delle copie digitali. I prodotti editoriali, infatti, si stanno espandendo sempre di più verso il segmento online per individuare nuovi terreni di raccolta pubblicitaria e nuove nicchie di lettori che possano compensare, almeno in parte, l’emorragia a tratti inarrestabile delle testate cartacee.
Per intercettare i cambiamenti del mercato, allora, la nuova Ads affiderà a una commissione tecnica il compito di stilare un regolamento che normi la rilevazione delle copie digitali affinché riesca a tener conto sia del tradizionale pdf (solitamente la trasposizione elettronica del quotidiano cartaceo) che delle eventuali versioni native per tablet.