Sono state altresì considerate le proposte di Renzi, risalenti allo scorso 12 maggio. Il premier aveva lanciato un appello affinché gli interessati del Terzo Settore avanzassero soluzioni in merito. Dunque l’appello di Renzi ha ricevuto risposta: sono arrivati 762 contributi, tra cui 371 derivano da organizzazioni, associazioni, fondazioni, cooperative, reti di secondo livello, che occorreranno per la scrittura della legge delega e per i provvedimenti successivi alla sua attuazione.
Il testo di legge delega, alle 18:00, era pronto. Si compone di sette articoli:
Art. 1: delinea gli scopi, tempi e oggetto della suddetta legge. Il governo, entro sei mesi dalla sua attuazione deve adottare “uno o più decreti legislativi recanti il riordino e la revisione organica della disciplina degli enti privati del Terzo settore e delle attività che promuovono e realizzano finalità solidaristiche e di interesse generale, anche attraverso la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale, in attuazione del principio di sussidiarietà, al fine di sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune, elevare i livelli di cittadinanza attiva, coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale di crescita ed occupazione del settore.”
Art. 2: prevede invece la disciplina concernente associazioni e persone giuridiche. Si garantisce un più ampio diritto di associazione; dell’attuazione dell’iniziativa economica privata senza finalità speculative; rettificazione delle finalità non lucrative, solidaristiche e di interesse generale caratterizzanti il terzo settore, a cui seguirebbe un processo di semplificazione per il conseguimento della personalità giuridica.
Art. 3: stabilisce procedura di riordino e di revisione della disciplina odierna di attività associative, volontariato e promozione sociale.
Art. 4: disciplina il riordino e revisione della materia vertente sull’impresa sociale.
Art. 5: prevede il riordino e la revisione dell’attuale disciplina in materia di servizio civile, cercando di istituire un servizio civile nazionale universale, a condizione che questo non sia assimilabile a qualsivoglia tipo di rapporto di lavoro subordinato, quindi non assoggettabile a disposizioni fiscali e tributarie e che, a seguito, vi possa essere riconoscimento e valorizzazione delle competenze acquisite durante l’espletamento dell’incarico.
Art. 6: richiede che gli enti in esame siano assoggettati alla Normativa Europea, riducendo altresì il distacco tra normativa italiana e comunitaria.
Art. 7: prevede le coperture necessarie per il conseguimento dei suddetti scopi, che ammonterebbero a circa 360 milioni di euro.
Il tutto dovrebbe avvenire all’incirca in 12 mesi, al momento dell’entrata in vigore.