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Riforma della stampa, passo uno: via libera della Camera alla legge sull’equo compenso

Da Kobayashi @K0bayashi

La nuova strada era stata già segnata da settimane da Paolo Peluffo, sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio con delega a informazione, comunicazione, editoria e coordinamento amministrativo, che aveva a più riprese affermato che in futuro il fondo statale per l’editoria sarebbe stato gestito con criteri decisamente più oggettivi: collegato “ai giornali letti, quindi alle copie vendute” e non più alla sola diffusione, con un rimborso dei costi concesso solo dietro dimostrazione di “occupazione regolare di giornalisti e poligrafici” e con incentivi per il passaggio dal cartaceo all’online.

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Il primo passo è arrivato a sole 24 ore di distanza dall’audizione del sottosegretario in commissione cultura e riguarda il secondo punto, quello dei contratti e delle retribuzioni dei giornalisti iscritti all’albo: mercoledì 28 marzo, infatti, quella stessa commissione ha approvato il progetto di legge n°3555 (“Norme per promuovere l’equità retributiva nel lavoro giornalistico”) sul cosiddetto equo compenso per i giornalisti autonomi, i freelance, ovvero i titolari di un rapporto di lavoro non subordinato all’interno di quotidiani e periodici (cartacei o telematici), agenzie di stampa o emittenti radiotelevisive. La relazione illustrativa, inoltre, ha evidenziato come solo il 19,57% degli iscritti all’albo sia titolare di un contratto di lavoro subordinato.

Il testo, composto da 4 articoli, è stato votato all’unanimità dai 34 componenti della commissione dopo che già il governo, tramite lo stesso Peluffo, aveva dato il proprio parere favorevole al provvedimento, ora atteso dal passaggio in Senato.

Se dovesse venire definitivamente approvata, la legge istituirà la commissione per la valutazione dell’equità retributiva del lavoro giornalistico che sarà composta da 3 membri (uno designato dal Ministro del lavoro, uno designato dal Ministro dello sviluppo economico, uno designato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti. Per equità retributiva si intende “la corresponsione di un trattamento economico proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, in coerenza con i corrispondenti trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato”.

La commissione avrà il compito di definire i requisiti minimi di equità retributiva dei giornalisti non inquadrati nel contratto nazionale di lavoro e di stilare e tenere aggiornato l’elenco delle testate virtuose che garantiscono tali standard di trattamento economico. Per escludere dai finanziamenti pubblici le testate che sfruttano il lavoro precario, dunque, l’iscrizione a tale elenco sarà – a decorrere dal 1° gennaio 2012 – condizione necessaria per l’accesso ai contributi pubblici per l’editoria.


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