In Italia la pressione fiscale è più alta di tutti i principali paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) e degli Stati Uniti d’America. Secondo i dati OCSE del 2009, l’ultimo anno per cui i dati siano internazionalmente comparabili, il nostro paese è infatti il primatista per gettito fiscale in rapporto al reddito prodotto: più del 43% del prodotto nazionale finiva nelle casse statali a causa della imposizione fiscale. Questo primato è destinato a consolidarsi e non è un accidente contabile: se anche sottraessimo dal complesso della pressione fiscale i contributi sociali – cioè quanto versato annualmente per pagare pensioni, cassa integrazione e trattamenti di disoccupazione – scopriremmo che in Italia versiamo più che in tutti gli altri paesi.
Al primato della pressione fiscale corrisponde in Italia una distribuzione del carico fiscale sfavorevole ai fattori di produzione e al lavoro. Sempre secondo i dati OCSE del 2009, il gettito fiscale proveniente dalla tassazione degli individui e delle imprese era di poco superiore al 14% del PIL italiano, una percentuale maggiore di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e USA. Questa situazione è il risultato di una lunga successione di scelte politiche dalla metà degli anni settanta ad oggi. L’Italia ha deciso di gravare più delle principali economie del mondo sui fattori responsabili della crescita economica e, in particolare, sul lavoro.
Questo equilibrio non può più continuare ad essere. Il Partito Democratico deve impegnarsi per premiare concretamente fin da subito il lavoro attraverso la riduzione delle imposte su chi lo svolge.
Due sono gli aspetti più sorprendenti della nostra anomalia. Il primo aspetto è che le aliquote della Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche (IRPEF) che gravano sui lavoratori sono cresciute costantemente dal 1975 ad oggi. Chi oggi guadagna 10,000 Euro lordi all’anno paga un’aliquota marginale al 23% mentre nel 1975 pagava per un reddito equivalente il 13%. Chi oggi guadagna 30,000 Euro lordi all’anno paga un’aliquota marginale al 38% mentre nel 1975 pagava per un reddito equivalente il 25%. Il secondo aspetto è che 4 italiani su 5 dichiarano meno di 26,000 Euro lordi all’anno (dati 2007, Agenzia delle Entrate). 26,000 Euro è un falso, perché c’è ben più di 1 contribuente su 5 che, in Italia, guadagna al di sopra di questa cifra. Non possiamo rispondere ai falsi con la retorica dell’indignazione e delle regole da far rispettare. La verità è che esiste una Italia divisa in due: da una parte i negligenti di professione, evasori fiscali che nulla hanno da temere e dall’altra gli onesti produttori oberati da un sistema fiscale vessatorio.
E’ venuto il momento di offrire un riconoscimento concreto a tutti quelli che lavorano e producono in questo paese. Questa deve essere la battaglia del Partito Democratico. La cosa più rivoluzionaria che si può fare oggi in Italia è decidere di premiare i cittadini responsabili con la stessa determinatezza con cui si promette di sanzionare gli irresponsabili.
Prima ancora di colpire gli evasori, bisogna favorire e premiare chi evasore non lo è mai stato con il sostegno concreto della riduzione delle imposte e della liberazione da un sistema barocco che nulla ha a che veder con l’equità. Se davvero crede nella giustizia sociale, il Partito Democratico oggi deve scegliere di rappresentare la maggioranza operosa e responsabile di questo paese e, finalmente, premiarne gli sforzi e il lavoro.
Da questo presupposto Prossima Italia propone il primo di sei referendum nel partito democratico:
“I sottoscritti, tesserati del Partito Democratico, considerato che: l’Italia è al primo posto tra i Paesi con la più elevata pressione fiscale sulle persone fisiche; è necessario ridurre la pressione fiscale in generale e in particolare quella sui lavoratori italiani per favorire i fattori produttivi;
chiedono, come previsto dallo Statuto all’articolo 27, che venga indetto un referendum deliberativo, aperto a tutti gli elettori del Partito Democratico, sul seguente
QUESITO
Volete voi che il Partito Democratico si faccia promotore e sostenga fino ad approvazione in entrambi i rami del Parlamento una riforma che diminuisca la pressione fiscale complessiva a partire dalla riduzione di tutte le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) in una misura almeno pari al 5 %, e che detta riforma venga finanziata attraverso l’introduzione di una imposta patrimoniale sulla ricchezza finanziaria delle famiglie abbienti, l’aumento del gettito dovuto alla ripresa della crescita economica e la riduzione della spesa pubblica complessiva?”
Tutte le informazioni qui: referendum PD