Dopo il boom alle urne, Renzi deve mettere mano al welfare
Riforma pensioni e Quota 96, adesso si attende lo scatto del governo. Passata l’euforia post elettorale, ora tutti gli occhi sono puntati sul premier Matteo Renzi e le possibili strade che seguirà per imporre la propria linea con molti meno vincoli di una settimana fa. Il mandato scaturito dalle elezioni europee, anche se non ha ricadute effettive sulla composizione del governo e del Parlamento, conferisce a Renzi quella spinta di cui, fino a pochi giorni fa, era deficitario in termini di consenso.
Il maggior risultato di un partito italiano degli ultimi cinquant’anni – il 30,8% raggiunto dal partito democratico alle europee di domenica – potrebbe consentire, infatti, al premier di azzardare alcune riforme anche senza l’appoggio immediato degli alleati, potendo contare sulla possibilità di condurre il paese a nuove elezioni politiche dove, con molta probabilità, potrebbe risultare unico vincitore, come emerso dai risultati della tornata continentale.
Dunque, ora milioni di cittadini si attendono importanti novità sul fronte del welfare, proprio quell’ambito che i primi accenni di rinnovamento arrivati con il governo, hanno soltanto sfiorato. Tra piano casa, bonus 80 euro in busta paga e sblocco di alcuni provvedimenti come la delega fiscale, infati, nessuna novità ha riguardato i pensionatio o, in maniera ben più grave, coloro che ne avrebbero il diritto, ma sono rimasti al palo dopo l’avvento della legge Fornero.
Si tratta, in prima analisi, ovviamente degli esodati, per i quali è in dirittura d’arrivo l’invio delle richieste per entrare nella quinta tranche, introdotta con l’ultima legge di stabilità approvata sotto il governo di Enrico Letta.
Un altro fronte caldissimo, dove si attendono novità nelle prossime settimane, se non nei prossimi giorni è certamente quello dei Quota 96 della scuola. Nel frattempo, continuano ad addensarsi le nuvi per docenti e personale Ata che avrebbe i requisiti ma non può andare in pensione: a 96 giorni esatti dal primo settembre 2014, viene meno anche l’emendamento proposto da Sinistra, Ecologia e Libertà al decreto 58, bocciato poiché valutato inammissibile essendo lontano dall’oggetto del provvedimento.
Ora, però, dopo le richieste ufficiali dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, del presidente della Commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia, una mossa del governo potrebbe sbloccare la situazione: come ha confermato il ministro Giannini, il momento giusto sarebbe stato dopo le elezioni, e a seguito dell’exploit elettorale per il presidente del Consiglio, la strada è sgombra come non mai.
Fonte: LeggiOggi