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Riforme: da Pd a Movimento 5 Stelle, è ancora dibattito

Creato il 15 luglio 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Riforme: da Pd a Movimento 5 Stelle, è ancora dibattito - 15 luglio 2014

RenziDi Mario Marrandino. Matteo Renzi, nel giorno dell’approdo del Senato delle autonomie in aula, butta la rete per stanare ancora Beppe Grillo e il premier mette nero su bianco le sue condizioni: “Entro il 2014 la legge elettorale, nel 2015 le riforme istituzionali”. Questo è il limite, non un giorno in più. né uno in meno ed è questo il programma che il leader Pd avverte sia chi tra i dem si prepara alla madre di tutte le battaglie, l’Italicum, sia gli alleati, come Angelino Alfano.

Renzi non ha alcuna intenzione di venire meno al patto del Nazareno ma ha la consapevolezza che Berlusconi potrebbe in ogni momento strappare l’accordo. Per questo il premier tiene aperta la porta del confronto con M5S, porta che si aprirà tra giovedì e venerdì quando Renzi tornerà ad incontrare, in streaming, i grillini senza Beppe Grillo.

Il messaggio Pd a M5S è chiaro e non c’è bisogno di armarsi di lente d’ingrandimento per leggere clausole tra le righe: “con quanti di voi vogliono il confronto” non esclude la lotta politica. Renzi evidenzia l’incoerenza tra l’annuncio M5S delle barricate in Aula e il fatto che in un’analisi di merito i grillini non condividono solo il punto dell’elezione indiretta dei consiglieri regionali e che, battendo il tasto della governabilità, esclude maggioranze ballerine, “in balia dell’aspirina”  o ironizzando “se la citazione vi ricorda qualcuno, del Maalox”, cioè quello che si prese Beppe Grillo per “digerire” la sconfitta alle elezioni europee.

Sull’immunità parlamentare il premier fa capire che si cambierà probabilmente quando la riforma del Senato arriverà alla Camera. O quanto meno che lui è disposto a farlo. “La vostra posizione è seria e noi non guardiamo in faccia nessuno come dimostra che abbiamo votato per l’arresto di nostri colleghi”, assicura Renzi.

Per quanto riguarda la legge elettorale apre a modifiche solo su due aspetti: l’entità del premio di maggioranza e l’assegnazione del premio alla lista o alla coalizione vincente. “Porremo la vostra legittima considerazione all’attenzione anche degli altri partiti”, resta comunque la condicio sine qua non. Di modifiche sostanziali sulla soglia di sbarramento, ora al 4,5%, invece, non se ne parla, lascia intendere il premier rintuzzando i malumori dentro il Pd e in Ncd. Domani sera, dopo aver evitato in mattinata lo scontro frontale con i senatori frondisti, il premier riunirà deputati e senatori per rinfrescare l’orizzonte riformista dei mille giorni del governo. “Non possiamo permetterci di frenare o deragliare ne va della credibilità dell’Italia nella partita più ampia dell’Europa”, è il mantra del premier che mercoledì cercare a Bruxelles di assicurare a Federica Mogherini il posto di lady Pesc. Per poi attrezzarsi per la battaglia più importante sulla flessibilità, determinante per dare fiato sul versante dei conti al governo.

Le riforme costituzionali hanno iniziato il loro cammino nell’Aula del Senato, dove hanno superato il primo scoglio, con la bocciatura delle pregiudiziali presentate da M5s, Sel ed ex M5s; ora i voti sugli emendamenti ci saranno mercoledì pomeriggio, e il governo si appresta a evitare le “imboscate” che i dissidenti stanno preparando, specie sul tema del numero dei deputati. Modifiche potrebbero arrivare anche sulla questione immunità, come ha annunciato il premier Renzi in una lettera indirizzata ai 5 stelle ai quali annuncia la convocazione tra giovedì e venerdì fissando però i suoi paletti sull’Italicum e ribadendo, in sintesi, che sulle riforme saranno possibili solo alcune, e mirate, modifiche. Concetti ai quali i grillini fanno sapere di riservarsi di rispondere solo oggi.

Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, hanno già illustrato un Aula il testo approvato dalla Commissione Affari costituzionali, dopo un esame durato tre mesi. Finocchiaro ha sottolineato che, grazie al “lavoro del Parlamento” il testo del governo “è stato arricchito in modo considerevole”.

Durante la discussione generale, i dissidenti hanno attaccato: Corsini ha parlato di “involuzione democratica” concetto totalmente contrario alla ben nota “rivoluzione copernicana” di cui tanto si parla; Mario Mauro ha paragonato Renzi a Putin, e Felice Casson ha accusato il governo di “censurare” quanti non sono d’accordo, attraverso “falsità”. Addirittura Massimo Mucchetti, sull’Unità, ha messo in dubbio l’onestà di Renzi, cosa che ha suscitato incredulità tra i colleghi senatori del Pd.

Stamani si terrà l’ottava Assemblea dei senatori del Pd che deciderà la posizione ufficiale da tenere in Aula. Un modo per mettere alle strette i 16 dissidenti, i quali però non arretrano: hanno già preparato gli emendamenti, tra essi c’è quello che riduce il numero dei deputati a 500, su cui inaspettatamente ha aperto in Aula Roberto Calderoli. La speranza di chi su vuol mettersi di traverso è di riuscire a farlo passare con un blitz, il che creerebbe problemi al testo quando giungerà alla Camera. Ad allarmare il ministro Maria Elena Boschi che ha seguito il dibattito sono stati gli interventi dei leghisti in Aula, molto critici così come i due capigruppo di Senato e Camera, Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga, che hanno chiesto modifiche.

L’altro partito che sostiene le riforme e dentro cui si fanno sentire voci dissonanti è Forza Italia, con i senatori vicini a Raffaele Fitto pronti a dare battaglia all’Assemblea che si terrà alla presenza di Silvio Berlusconi. La scorsa settimana 17 dei 59 senatori avevano sollevato obiezioni (più cinque del gruppo satellite di Gal). L’altra novità della giornata è la lettera con cui Renzi ha risposto al M5s, e nella quale si ipotizza un nuovo incontro tra giovedì e venerdì. Il premier oltre a parlare di una modifica dell’immunità (chiesta in Aula anche da Finocchiaro e Calderoli) ha “dettato” le le intenzioni sulla legge elettorale e sul timing delle riforme. Queste ultime – spiega- vanno approvate entro il 2015, mentre l’Italicum già quest’anno. Per quest’ultimo Renzi ha detto di accettare soglie di sbarramento più basse purché ve ne sia una; e altrettanto su una forma di premio di maggioranza che consenta di avere i numeri alla Camera per governare. Luigi Di Maio ha detto che oggi ci sarà la lettera di risposta di M5s, ma è palese il malumore, perché l’impressione del Movimento è che Renzi non voglia trattare sull’Italicum se non sui dettagli.


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