Riforme, Fassino: “Pochi 21 sindaci al Senato”

Creato il 18 luglio 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino - 18 luglio 2014

Di Mario Marrandino. “L’Anci considera insoddisfacente la previsione di partecipazione di 21 sindaci al nuovo Senato. Questo numero è inadeguato rispetto al dovere di rappresentare oltre 8 mila Comuni. Lo ha detto il presidente dell’Anci, Piero Fassino al termine dell’Ufficio di presidenza dell’Associazione dei Comuni italiani, con riferimento alle riforme costituzionali del governo Renzi, in questi giorni in aula a Palazzo Madama dopo l’ok in Commissione. Inoltre, secondo Fassino, storico esponente del Pd di Matteo Renzi, “il metodo di elezione dei 21 sindaci che diventano senatori affidato ai Consigli regionali, non è corretto: la nostra fonte di legittimazione deve arrivare dagli amministratori locali, non dai Consigli regionali”.

Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, risponde: “Io non vedrei male anche un riequilibrio a favore dei sindaci purché resti un Senato che sia il luogo politico” dove si affrontino “le questioni del rapporto fra le autonomie locali, le Regioni e lo Stato”, sottolinea “questo secondo me sarebbe il grande senso” della riforma. “La rivisitazione del Titolo V della Costituzione è essenziale”, aggiunge Chiamparino, “e vanno razionalizzati i compiti delle Regioni, che devono essere pochi. Le Regioni devono anche lavorare di più insieme”.

Ovviamente gli ostacoli sono tanti per Matteo Renzi, non è la voce di un singolo, ma ce ne sono ancora oggi molti che esprimono il loro dissenso: oltre ai dissidenti nel Pd e quelli in Forza Italia, restano molto critiche le altre forze politiche, come il Movimento 5 Stelle: “Il governo si appresta a richiedere la ‘Ghigliottina‘ sul dibattito parlamentare che porterà allo stravolgimento della costituzione”, ha dichiarato il parlamentare grillino Vincenzo Maurizio Santangelo, “è pura follia! Ci sono voluti quasi tre anni per scrivere la carta ed ora, in piena estate, Renzi e Berlusconi pensano di stravolgerla, diminuendo gli spazi democratici per i cittadini, in tre soli giorni”.

Il M5S vorrebbe il rinvio della discussione al prossimo autunno, anche perché, come hanno ribadito Di Maio e Toninelli durante l’incontro in streaming, “prima viene la legge elettorale”. Ma la proposta è stata respinta dall’Aula, che ha confermato il calendario fissato dalla Capigruppo.


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