Rodotà, rivolgendosi indirettamente al premier Matteo Renzi dice: “Non vogliamo chiamare il combinato disposto del nuovo Senato più Italicum ‘svolta autoritaria’? Diciamo allora che assisteremmo a un enorme accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e del premier. Alla diminuzione, e in qualche caso, alla scomparsa, di controllo e di contrappesi. Se questi poteri e contropoteri sono esclusi dal procedimento democratico – governo e attività legislativa – allora la funzione di controllo viene spostata all’esterno. Cioè sulla Consulta che viene caricata di un compito politicamente molto delicato. Ed è ciò che ha costituito l’oggetto della critica degli ultimi vent’anni, troppo potere alla magistratura”.
“Con l’Italicum“ dice Rodotà “la maggioranza può impadronirsi del presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali. Mi spingo più in là: avremo un premier e un esecutivo che si impadroniscono del sistema costituzionale, senza forme efficaci di controllo” e aggiunge “Le soglie dell’8 e 12 per cento previste dall’Italicum chiudono completamente gli spazi a nuove aggregazioni politiche. Questi numeri vogliono dire: non entra più nessuno. Trovo in questa riforma uno spirito di conservazione, di garanzia delle posizioni acquisite”.
Sempre sul quotidiano diretto da Padellaro, un’altra bocciatura della riforma targata Renzi arriva dal senatore Pd Sergio Zavoli. Che la bolla come “spaventosa“.
“Siamo sotto ricatto. Se casca questo governo è la barbarie, il disordine politico. E c’è un alito di verità in questa paura. E questo rafferma i pensieri, riduce i propositi e consegna tutti noi stancamente a quel dopo che non vorremmo”. E aggiunge poi: “Io alle primarie ho votato Cuperlo, non Renzi. E chiesi a lui di darsi da fare. Mi sembra scomparso dalla circolazione. Cos’è il Pd adesso? Non oso immaginarlo”.