Tra poche ore si conoscerà il vincitore delle elezioni politiche, ma cosa cambierà nei prossimi giorni e mesi per l’edilizia, le infrastrutture e il territorio del nostro paese? Questi argomenti sono entrati solo parzialmente e un pò all’ultimo momento all’interno dei programmi elettorali dei candidati.
Ultimo in ordine di tempo Pier Luigi Bersani, candidato premier per il Partito Democratico, che venerdì scorso, dopo Monti e Berlusconi, ha partecipato al confronto con l’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili, sottolineando l’importanza di far ripartire il comparto dell’edilizia e di un piano di messa in sicurezza del territorio da 7,5 miliardi di euro, a partire da scuole e ospedali e riqualificazione delle città.
“Dobbiamo essere i campioni mondiali del riuso, perché abbiamo un territorio fragilissimo”, ha dichiarato Bersani. E i numeri dell’Ance lo dimostrano: 7 milioni di edifici sono a rischio sismico e idrogeologico e una scuola su dieci è insicura perché costruita 100 anni fa.
Grande attenzione è stata rivolta da parte del candidato premier del centrosinistra al tema, sottolineato più volte dall’Ance, dei fondi degli enti locali bloccati dal Patto di stabilità, che potrebbero essere utilizzati per fare piccole e medie opere utili al Paese, con importanti ricadute sull’economia e l’occupazione.
I ritardati pagamenti delle p.a. che preoccupano le imprese del settore sono stati al centro delle promesse elettorali dell’ex premier Mario Monti che, durante l’incontro con l’Ance, ha ipotizzato lo sblocco di 30 miliardi di euro dei crediti vantasti dalle imprese verso gli enti locali, proponendo, inoltre, la proroga delle detrazioni fiscali del 50% e del 55% fino al 2015, lo sblocco di 12 miliardi di euro con una nuova riunione del Cipe entro fine mandato (leggi anche “Detrazioni 50% e 55% fino al 2015, la proposta di Monti per l’edilizia“).
Sollecitato da Paolo Buzzetti, presidente Ance, il leader del Pdl Silvio Berlusconi aveva ipotizzato il recupero dei 19 miliardi di mancati pagamenti attraverso somme, anticipate dalla Cassa Depositi e Prestiti, derivanti da una forma di regolarizzazione dei capitali italiani in Svizzera.
Se temi come l’ambiente, l’emergenza casa, l’urbanistica e la mobilità sono state relegati verso il fondo dei programmi elettorali, le tasse e il fisco l’hanno fatta da padrone a partire da Irap e Ires per arrivare alla tanto “odiata” Imu.
Il leader del Pdl Silvio Berlusconi ha promesso il rimborso ai cittadini dell’imposta sulla prima casa, provvedimento che in caso di vittoria del suo schieramento sarà intrapreso nella prima riunione del CdM, con tanto di lettera inviata alle famiglie.
Il candidato Mario Monti che nelle scorse settimane aveva annunciato una modifica da apportare all’imposta, si è impegnato a lavorare con i Comuni per eliminare l’Imu sugli immobili invenduti delle imprese. Il movimento Fermare il declino propone una rimodulazione del calcolo dell’aliquota, passando dai valori catastali a quelli di mercato.
Non resta che attendere alla finestra e vedere se e cosa di tutte queste promesse elettorali verranno messe in campo nei prossimi mesi dal governo che si insedierà fra qualche giorno.