Il ministro degli Affari Regionali Fitto è saltato sulla sedia quando Sarkozy e la Merkel hanno aperto alla possibilità di tagliare i fondi europei ai paesi che li gestivano male:
Noi siamo nell’Unione Europea tra i maggiori beneficiari dei fondi e al tempo stesso fra i principali contribuenti netti.
Peccato, però, che i soldi non sappiamo manco spenderli, come ha confermato una dura lettere del commissario europeo alla politica regionale Johannes Hahns. Una situazione che penalizza soprattutto il Sud.
Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Sardegna hanno tutte ricevuto l’avvertimento europeo. Sul Sole 24 ore, alla data del 5 aprile, Carmine Fontina ha comunicato che è stato investito solo il 9,6% dei 43,6 miliardi di euro provenienti dal Fondo europeo di sviluppo regionale per il 2007-2013 e solo il 18,8% è stato impegnato in progetti. Campania e Sicilia primeggiano, si fa per dire, con il loro 2,4% e 3,7%. I soldi non sono tantissimi, ma ci sono, perché non spenderli? Forse sono le idee a mancare. Si rischia di perdere 2,8 miliardi se non li si usa entro il 31 dicembre.
Non va meglio per quanto riguarda il Fondo Sociale Europeo che ci ha elargito 7,6 miliardi. Ne è stato impegnato il 35,5% ed effettivamente speso un quinto.
Pecunia sonante che sarebbe utilissima per l’ormai inflazionato rilancio del Sud, ma che viene lasciata a marcire e che magari finirà all’ultimo minuto nel più classico dei mastodontici progetti improvvisati o peggio ancora in mano alla criminalità organizzata.
Nonostante gli aiuti statali e internazionali, la forbice tra Nord e Mezzogiorno è ancora evidente: il PIL pro capite delle regioni meridionali è il 58,8% di quello del Settentrione
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