Potrei stare comodamente a letto, coccolato dal calore delle coperte e dal rumore sensuale delle pagine di un libro - ho ancora in arretrato "S'Accabbadora", uno dei più grandi insulti letterari che possano essere mai stati fatti alla Sardegna letteraria - e invece preferisco continuare a girare su Twitter e Facebook, alla ricerca di non so cosa.
Ascolto la ventola del PC, guardo le ombre che l'abat joure del mio letto proietta davanti a me, vedendo la mia folta chioma riccia ciondolare avanti e indietro, inebriata, e ancora desiderosa, del dolce nettare scozzese. Quando, all'improvviso, ecco l'illuminazione: «Io avevo un blog. Io ho un blog. Ed era pure un blog al quale tenevo, che mi piaceva curare, a cui mi piaceva dare attenzione, e che mi inorgogliva veder riempito delle mie cazzate».
E così, voltando a destra lo sguardo su quella cinquantina di pagine rilegate con una copertina grigia, sulla quale recita imperiosa la scritta "Università degli studi di Cagliari, tesi di laurea di Pesa", ricordo la promessa che feci a me stesso, la promessa che feci a questo blog.
I'm back.