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Rimandare non aiuta

Creato il 16 ottobre 2015 da Simone D'Angelo @SimonDangel
Rimandare non aiuta

Tante donne fanno figli sempre più tardi per salvare il lavoro ma è una falsa speranza

Rimandare non serve a niente, soprattutto una gravidanza e quando si lavora, tuttavia l’Italia ha il primato delle madri che posticipano e fanno figli dopo i 40. Negli ultimi anni le “mamme over” sono aumentate del 12%, fa sapere la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia. Nel 2010 erano 34mila 770 mentre oggi sono 39mila 835 e rappresentano oltre l’8% di tutte le partorienti italiane.

Il presidente Paolo Scollo spiega che «bassa natalità e aumento della fecondità tardiva hanno ragioni sociali: la nostra società ha difficoltà a trovare una collocazione per le mamme lavoratrici. Più si prolunga il tempo della ricerca o dell’assestamento di un impiego più si posticipa la nascita di un figlio, che arriverà in età sempre più avanzata». Inoltre non diventare madri non migliora la carriera: dal punto di vista medico gestire una gravidanza dopo i 40 anni «è un fattore di rischio – mette in guardia Scollo – Il massimo della fertilità si vive entro i 30 anni, dopo si riduce e anche per questo aumentano le fecondazioni assistite».

«Per le aziende non è meglio avere una dipendente di 40 anni in maternità, potrebbero esserci più rischi per la sua salute – concorda Paola Profeta, docente di Gender and Family Policies all’Università Commerciale Luigi Bocconi – Questo comportamento è un indicatore di difficoltà che andrebbe visto con attenzione dalla politica. La tendenza allarmante è che questa fecondità tardiva non si sta accompagnando ad un avanzamento massiccio delle donne nel mondo del lavoro. Si finisce per rimandare ma il momento giusto non arriva mai».

«Molte ricerche evidenziano che le donne vorrebbero avere 2 o 3 figli ma facendo il primo dopo i 40 anni è difficile riuscire a fare il secondo – aggiunge la professoressa – La donna che non vuole rischiare e non sa come sarà trattata dal datore di lavoro tiene un comportamento indotto dal mondo in cui viviamo: non si tratta di una sua preferenza ma di una risposta individuale ad una situazione sociale che considera la maternità come un ostacolo».

«La gravidanza dovrebbe essere vista come un vantaggio e un momento in cui la donna sviluppa delle capacità superiori – invita Profeta – Questa opinione si sta diffondendo in alcuni ambienti “illuminati”. Per ora ce lo diciamo solo ma non lo mettiamo in pratica: la maternità è un bagaglio di energia e capacità che porta vantaggio alla carriera e non la ferma».


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