Quando si ha la fortuna di avere un rustico che ha conservato le pietre originali vale la pena dargli il maggior risalto possibile.
Una delle cose che abbiamo avuto modo di imparare, nel corso di questi weekend vissuti ai margini della vita cittadina, in mezzo a paesi spopolati, campi e trattori, è che il valore dell'architettura e dello "stile" rustico non è quasi mai compreso dagli autoctoni. Molto spesso gli abitanti del luogo preferiscono convertire un'antica casa in pietra in una villetta moderna, con struttura in cemento armato e un intonaco liscio e bianco. Non che questo sia vero sempre, in linea di massima è più vero per le vecchie generazioni e meno per le nuove: gli anziani vivono (giustamente) l'avvento delle tecnologie edili post-belliche come una forma di progresso in grado di migliorare la vita, e danno quindi il benvenuto a soluzioni antiestetiche in nome di un pragmatismo tutto contadino. È anche del tutto legittimo: infissi ermetici, muri e tetti coibentati, termostati e riscaldamenti a gas fanno la differenza nella qualità della vita di chi vive in montagna, e sarebbe perlomeno arrogante sindacare su simili scelte da parte di chi vive la montagna come uno svago del weekend.
In certi casi, però, c'è anche un sincero amore "estetico" per i materiali originari della natura, quali legno e pietra, che porta a dispiacersi quando si trovano edifici in pietra di oltre un secolo ricoperti da strati di cemento grezzo, che ne rendono praticamente impossibile il ritorno allo stato originario.
Fatta questa digressione (dove credo si colga bene l'ossessione compulsiva per i nostri "sassi"), posso dire che, fortunatamente, la nostra casa si è salvata da tutto questo. Se dovessi ipotizzare una ragione direi che, paradossalmente, quello che ci ha salvato è stato proprio lo stato di abbandono della casa: il fatto di restare disabitata per decenni ha forse evitato la "ristrutturazione". E, a dire la verità, ne siamo abbastanza contenti.
Il punto è che il danno irreparabile solitamente si ha all'esterno, dove spesso veniva usato cemento vero e proprio come "maglia" per la parete, sostanzialmente a fini di consolidamento: il cemento fa una tale presa sulle pietre che diventa poi praticamente impossibile da rimuovere. Negli interni gli intonaci venivano invece fatti con malte più leggere, più facilmente sensibili all'azione del tempo (soprattutto dell'umidità), e che quindi dopo decenni si sbriciolavano già da sole.
L'esterno della casa (come ampiamente mostrato in passato) è quindi rimasto completamente di pietra a vista. In futuro andrà sistemato ma attualmente non è prioritario, non avendo un rilievo strutturale.
La sistemazione delle pareti interne, invece, era fondamentale per l'abitabilità della casa, e richiedeva un lavoro non banale: sempre a proposito della mancanza di senso estetico, i precedenti proprietari avevano intonacato e pitturato tutte le pareti di colori improbabili: viola e verde pallido (sic). Chiarisco che mi sto riferendo al piano di sopra, che era adibito ad abitazione della famiglia, mentre il piano inferiore (quello interrato) serviva da stalla/porcilaia, e non era quindi stato intonacato. Per darvi un'idea del piacere per gli occhi che davano i vecchi intonaci, ecco due perle recuperate dagli Archivi Signatichesi.
Inizialmente avevamo valutato se provare a conservare il vecchio intonaco, dipingendolo semplicemente, ma abbiamo quasi subito scartato l'ipotesi per due ragioni. Prima di tutto, l'intonaco era così vecchio e rovinato che non ne sarebbe valsa la pena: in molti punti si staccava quasi da solo, e rivelava una consistenza sabbiosa e friabile dovuta agli anni di incuria e umidità, nonché alla bassa qualità dei materiali utilizzati (molta sabbia e poca malta). Conservarlo avrebbe voluto dire rischiare di doverlo rifare dopo pochi anni, con la casa già abitata, quindi una pessima prospettiva. Inoltre, proprio a causa della bassa qualità del vecchio intonaco, abbiamo subito intravisto la possibilità di riscoprire la pietra sottostante, rivalorizzandola: infatti, grazie alla sabbiosità dell'intonaco era molto facile rimuoverlo e pulire le pietre da ogni residuo, riportandole all'originario splendore.
Abbiamo quindi passato alcuni weekend a rimuovere l'intonaco con l'ausilio di scalpelli, spatole e.. nude mani (parlo di lavori svolti ormai 4 anni fa, ma credo sia utile a inquadrare il processo complessivo che ha portato al risultato finale).
Per fare un lavoro a regola d'arte, abbiamo approfittato dello smontaggio di pavimenti e travetti (come si vede da queste foto) per lavare a fondo le pareti con una idropulitrice: un lavoro estremamente invasivo, possibile solo nelle condizioni "primordiali" della casa di anni orsono, quando non era altro che un involucro da riempire. Il risultato di un giorno di infradiciamento è stato ottimo: le pietre, che erano rimaste impolverate e "ingrigite" anche dopo la rimozione dell'intonaco, erano tornate al loro colore originario, come fossero state appena posate.
A questo punto, una volta demolito il demolibile, arrivava la parte difficile: ricostruire.
Sin dall'inizio si era deciso di non lasciare anche tutto l'interno in pietra a vista, per vari motivi. Innanzitutto sarebbe stato troppo lungo stuccare l'intera casa, soprattutto con la tecnica certosina che abbiamo utilizzato, più da restauratori che da muratori. Inoltre, sia a livello estetico che pratico non era l'ideale: troppa pietra è molto pesante per l'occhio, toglie luminosità, aumenta la polvere e rende gli ambienti meno accoglienti (si pensi alla camera da letto o al bagno).
Dopo un po' di bozzetti e discussioni si è quindi trovata la quadratura del cerchio, individuando le pareti da lasciare a pietra e quelle da intonacare. Sugli intonaci ho già avuto modo di raccontare qui con dovizia di particolari: le stuccature hanno richiesto invece tempistiche di un ordine di grandezza differente.
Consigliati dai nostri consulenti restauratori, abbiamo infatti scelto una tecnica molto "fine" e precisa, che garantisce un risultato eccellente ma richiede una pazienza notevole. La scelta è stata in parte dovuta al trauma delle stuccature esterne, che per nostra superficialità hanno compromesso quasi un'intera facciata della casa. Inoltre la nostra manualità con la cazzuola è scarsa, ma è doppiamente importante in un lavoro di questo tipo (rispetto, ad esempio, ad un lavoro di intonacatura). Un muratore esperto è capace di "lanciare" la malta nelle fessure fra le pietre, minimizzando le sbavature inutile e lavorando con velocità, per poi pulire bene le pietre alla fine. Una tecnica del genere non era pensabile per noi, soprattutto in relazione al risultato che volevamo per queste pareti: è infatti vero che un muratore "medio" ha spesso un'idea delle stuccature piuttosto diversa, più approssimativa di quella che può avere un restauratore. Il livello di qualità "alto", "da restauro" che ricercavamo noi aveva alcune caratteristiche precise:
- Tutta la superficie esterna della pietra deve rimanere scoperta e visibile (quindi niente stuccature che ricoprono alcuni centimetri della faccia della pietra, come a volte viene fatto per maggiore resistenza e "drittezza" del muro);
- Lo stucco deve trovarsi solo nelle fessure e non deve essere né troppo convesso (con la pancia all'infuori) né troppo concavo (che rientra troppo nel buco), ma bensì pari ai bordi delle pietre circostanti;
- Lo stucco deve essere "tirato" (termine tecnico) sui bordi delle pietre in modo omogeneo, senza lasciare buchi e irregolarità che possano far passare polvere, umidità, spifferi e insetti;
- Le pietre devono essere ben pulite, senza segni di stucco sulla superficie.
(Questi concetti si capiranno meglio a breve con l'ausilio delle immagini.)
Cercando di sintetizzare, la tecnica è la seguente:
1. Si prepara una malta da stucco mediamente densa e granulosa (non deve scivolare via dalla cazzuola). Il colore della malta è molto importante per l'effetto finale della parete: noi abbiamo subito escluso l'orrido grigio cemento, e abbiamo optato per un beige chiaro/panna, un colore caldo che secondo noi si sposa bene con le pietre.
2. Si puliscono le pietre e le fessure per rimuovere la polvere e i residui di vecchio cemento. Per i pezzi duri si usano gli scalpelli, mentre per la polvere è estremamente utile un compressore.
3. Si bagna abbondantemente con acqua pulita tutta la superficie interessata (le pietre devono essere sempre umide, quindi quando si lavora per ore su ampie superfici bisogna bagnare ogni volta che ci si rende conto che le pietre si sono asciugate troppo).
4. Si stende la malta nelle fessure, sporcando il meno possibile i bordi delle pietre, con delle spatoline da restauro a "doppia spatola" (entrambe le estremità ne hanno una). Non semplici da trovare (noi abbiamo fornitori di eccezione..), ne esistono di diverse dimensioni a seconda della larghezza delle fessure. In generale basta averne un paio per lavorare bene quasi su tutto, e credo che si possano trovare dei degni surrogati nei negozi di materiale artistico.
5. Quando lo stucco è arrivato ad un buono stadio di solidificazione bisogna tirarlo con la spugna. Per capire se è passato abbastanza tempo bisogna fare affidamento sul proprio "occhio", e ci si arriva con la pratica: per dare un'idea, lo stucco deve essere abbastanza solido da non venire via quando si passa la spugna, ma non troppo solido da impedirne la modellazione. Questo passaggio, il più delicato di tutti, funziona in questo modo: si prende una spugna (quelle grosse e rettangolari che si trovano nei negozi di edilizia), umida ma non bagnata, e si tampona lo stucco grezzo nella fessura, in modo da ridurne le asperità (che la posa con la spatola necessariamente comporta) e da farlo attaccare bene ai bordi delle pietre. La cosa importante, arrivati a questo punto, è avere sempre l'acqua pulita. Anche se può sembrare una banalità, tirare lo stucco immergendo continuamente la spugna nel secchio finisce per imbiancare l'acqua di malta. Il problema è che se si utilizza acqua sporca le pietre rimarranno coperte di un sottile strato di malta una volta asciutte, anche se da bagnate possono sembrare pulite. E' quindi fondamentale avere sempre due secchi, uno nel quale strizzare ogni tot minuti la spugna e uno di acqua sempre pulita.
(E' la fase più complessa da spiegare a parole ed è l'unica di cui mi manca una foto di dettaglio, cazzarola!)
6. Una volta tirato attentamente lo stucco si ripassano i bordi delle pietre per togliere i residui di malta (sempre con la spugna pulita!). L'effetto finale e la pulizia effettiva che si è riusciti a ottenere sarà visibile solo dopo diverse ore, con le pietre completamente asciutte.
7. Per finire, si può decidere (come abbiamo fatto noi) di stendere una vernice trasparente protettiva su tutta la parete, che contribuisce a ridurre la polvere e a facilitare la futura pulizia del muro (in pratica ne riduce la porosità, allo stesso modo in cui si trattano i pavimenti di cotto per evitare che assorbano i liquidi). La vernice serve anche a migliorare ulteriormente l'effetto estetico, coprendo (in parte) le eventuali sbavature di malta e restituendo ancora di più alle pietre il loro colore originario.
Ed ecco un tentativo di "prima-durante-dopo" sullo stesso pezzo di muro, per far capire bene le varie fasi:
Qui, invece, la stessa parete (quella di fianco all'entrata) prima e dopo la stuccatura:
Tutto questo, come si può immaginare, è mostruosamente lento paragonato a tutti gli altri lavori fatti in questi anni. Per completare le pareti (e solo quelle del primo piano) ci sono volute decine e decine di ore-uomo, quindi svariati weekend totalmente dedicati a questo.
L'effetto è però davvero impagabile, e imparagonabile rispetto a qualunque lavoro eseguito con tecniche più veloci e rudimentali (a meno di non trovare un muratore illuminato estremamente capace, ma rassegnandosi a dover pagare qualche migliaio di euro).
Una tecnica simile sarebbe probabilmente eccessivamente pignola per un esterno (e infatti dubito che la utilizzeremo quando, in futuro, dovremo occuparcene), ma negli interni, dove gli occhi si possono avvicinare anche a poche decine di centimetri dalle pietre, la differenza fra una parete stuccata a regola d'arte e una più approssimativa si vede tutta.
Nel complesso, se si ha ovviamente una buona disponibilità di tempo, credo che il gioco valga la candela, soprattutto considerando che una stuccatura ben eseguita (e con materiali di qualità) può durare decenni.
Lascio a voi il giudizio.