PS4
Livello di Attesa
7.33
Sviluppatore: Tequila Works
Produttore: Sony
Distributore: Digitale
Lingua: Italiano
Giocatori: 1
Data di uscita: TBA
Poco più di un anno fa i nostri occhi sempre bramosi di novità ed in trepida attesa di vedere finalmente i miracoli della “next gen” hanno potuto assistere alla presentazione, sempre in terra teutonica, di una tra le più interessanti esclusive riservate alla nuova ammiraglia Sony, frutto dell’intenso lavoro – e di qualche fraintendimento con la diretta rivale con base a Redmond – di un promettente team di sviluppo spagnolo, i Tequila Works, nati nel 2009 dall’accordo scaturito tra ex membri di Blizzard, Sony Ent., Pyro Studios e Weta Digital. Questi giovani ambiziosi, abbandonate le lugubri atmosfere del loro primo progetto, sono riusciti a mutare rotta e a stupirci con qualcosa di ben diverso e di ampio respiro. Col loro primo lavoro infatti i developer madrileni si palesarono all’utenza console durante l’assolata estate di due anni fa, o meglio, durante il consueto Summer of Arcade che gli utenti Xbox 360 conosceranno bene, con una brevissima avventura platform survival horror dai toni cupi ed apocalittici, in perfetta linea con la zombie mania imperante in quel periodo. Deadlight, questo il titolo del progetto successivamente portato su PC, fu una prova superata con successo dal team, ma non senza qualche difficoltà tecnico-stilistica (puzzle semplici, una longevità assai scarsa e lo stile un po’ troppo derivativo) che evidenziava ancora una certa immaturità di fondo del gruppo. Nonostante ciò come dicevamo il gioco ebbe un discreto successo, grazie anche ad una presentazione generale di grande impatto ed una cura quasi maniacale per l’atmosfera e la realizzazione degli ambienti di gioco.
Ora i Tequila Works sono pronti a gettarsi ancora una volta nella mischia con un titolo open world dall’interessante fattura, dimostratosi una delle maggiori rivelazioni dello stand Sony durante la GamesCom dell’anno scorso. RiME infatti è, come abbiamo anticipato, un’esclusiva first party per la nuova ammiraglia Sony, cosa che potrebbe sorprendere, dato che i Tequila Works col precedente lavoro andavano d’amore e d’accordo con la concorrenza. Microsoft invece, senza grandi complimenti, lo scorso febbraio si è tirata ufficialmente indietro e gli sviluppatori si sono trincerati dietro ai canonici complimenti nei confronti di Playstation 4 e della sua architettura che consente un semplice e rapido sviluppo. Dal canto nostro non possiamo che prendere atto della frattura limitandoci ad un “chi se ne importa” e conoscere maggiormente nel dettaglio questo atteso titolo.
Dai trailer e dalle immagini svelate sino ad ora, sappiamo che in RiME il nostro alter ego digitale è un ragazzino poco più che adolescente di bianco vestito che guideremo lungo un’avventura che sembra avere un secondo – ben più importante – comprimario: l’enigmatica isola in cui il ragazzo si risveglia. Egli apre gli occhi sulla spiaggia, spaesato, senza nessun ricordo di come sia giunto sin lì e, soprattutto, senza alcuna idea di come poter tornare nel luogo che chiama casa. Oltre all’incipit decisamente poco sui generis, di più non è dato ovviamente conoscere. Anche se le premesse in questa sede sono la parte che interessano meno, esse danno il necessario spunto per parlare del cuore pulsante del titolo, ossia l’intenso rapporto simbiotico tra lo sperduto ragazzino e la misteriosa isola. Alcune delle domande a cui il giocatore deve trovare risposta sono “Chi è il ragazzo? Perché indossa quegli abiti di così pregevole fattura? Perché è finito su quell’isola? Quest’ultima, quali segreti nasconde ed in che modo può aiutarlo a tornare a casa?”. Sembra che l’isola sia un elemento vivo, mutevole, ricco di fascino e di fauna, dalla profonda innocenza. Tutto ovviamente è solo apparenza ed il nostro alter ego si troverà ben presto ad affrontare numerose insidie per poter incrementare le proprie possibilità di sopravvivenza e le chances di tornare a casa. Quel luogo così magico, quasi etereo in realtà trasuda un’aura di mistero che si percepisce ad ogni fruscio, all’infrangersi di ogni onda dell’immensa distesa blu che la circonda. Gli animali autoctoni fortunatamente sembrano indirettamente aiutare il protagonista nella sua avventura, evidenziando i luoghi di interesse e lo stesso ambiente con i suoni ed i colori gioca un ruolo attivo svelando o nascondendo elementi utili a proseguire nell’avventura. Ciò che colpisce dalle dichiarazioni degli sviluppatori e dai trailer rilasciati è la totale assenza di barriere. Il giovane infatti è totalmente libero di muoversi all’interno dell’isola e nei fondali limitrofi.
L’isola straripa di puzzle e rompicapi da risolvere ed anche in questo sembra esserci una grande libertà d’azione e l’utilizzo di molta inventiva. Esplorazione e rompicapi non sempre potranno essere risolti nel modo tradizionale, bensì richiederanno uno sforzo cognitivo maggiore da parte del giocatore, il quale dovrà sfruttare necessariamente gli oggetti che troverà nonché, cosa ben più importante ed interessante, cogliere (o meglio, saper leggere) le sottili sfumature che l’isola deciderà di svelare. Suoni, colori, movimenti degli animali e della flora presente nonché i diversi giochi di luci ed ombre, sembrano esser parimenti importanti per risolvere gli innumerevoli enigmi e giungere alla conclusione del viaggio, permeato di simbolismo e misteri. Un simbolo in particolare ritorna in misura assai ricorrente in molti luoghi dell’isola e sembra essere legato indissolubilmente alla storia di quest’ultima e ad una strana torre situata verso l’interno che appare anche come motivo principale del logo del gioco. Da quanto è dato sapere poi v’è un ulteriore mistero; sembra infatti che l’isola sia stata un tempo abitata da una qualche civiltà primitiva ed alcune tracce che essa ha lasciato vengono mostrate anche nell’ultimo trailer rilasciato. Tutto questo però non è legato ad alcuna trama narrativa predeterminata. Pare non esistano suddivisioni in main e side quest; secondo il volere degli sviluppatori questo dovrebbe rispondere alla vera sensazione di libertà che vogliono offrire. Tutto è esplorabile a piacimento anche se probabilmente non mancheranno alcune linee guida visuali che permetteranno al giocatore di non perdersi o di non avere idea di ciò che si deve fare.
RiME, dicevamo in apertura, ha l’ambizione di presentarsi come un’avventura open world, in cui l’ambiente di gioco riveste il ruolo di vero protagonista. V’è di più. Il nuovo progetto di Tequila Works non è semplicemente un’avventura infarcita di mistero in un’isola eterea. Esso si pone come una sorta di viaggio profondo e meditativo, rivolto a soddisfare, più che il divertimento fine a se stesso, l’introspezione e le riflessioni del giocatore. In RiME non esiste il bianco o il nero, il buono o il cattivo definiti di default da qualche programmatore. Ombre minacciose oscureranno il cammino del giovane, oppure sarà il contrario; in certi momenti tutto sarà creato ad arte per far sentire il giocatore piccolo ed impotente dinanzi alla maestosità dell’isola. Tutto è in continuo mutare, variabili indefinite promettono di palesarsi frequentemente. Già qualcuno, se la mente non ci inganna, aveva proposto un tale approccio “filosofico” alla materia videoludica. Ico e Journey su tutti, i quali hanno lasciato un ricordo indelebile non solo a noi ma anche – evidentemente – agli stessi sviluppatori che li hanno utilizzati come punto di riferimento ed inesauribili fonti d’ispirazione per il loro lavoro. Un progetto però che non punta solo su una struttura aperta e sull’originale approccio agli enigmi per rendere l’esperienza indimenticabile. Va da sé che per rendere possibile una tale libertà d’azione e mole di possibilità vi deve essere un engine all’altezza. A sostenere il tutto dunque ci pensa una realizzazione tecnica che sembra assai curata e che scaturisce da uno sfruttamento attento del nuovo motore grafico made in Epic, ossia l’Unreal Engine 4. L’isola, con i rami degli alberi e i fili d’erba mossi dal vento pare respirare e vivere di vita propria. Per stessa ammissione del team di sviluppo, il particolare design onirico, dai colori sempre vividi, nasce da una passione e dall’influenza dalle opere astratte di Joaquín Sorolla, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, dall’episodio di Zelda Wind Waker e dai capolavori animati che lo Studio Ghibli ha saputo regalarci nel corso degli anni. Tutto è “visual” in RiME. Tequila Works ha voluto fondare l’esperienza di gioco sulla storia e sul gameplay, più che sulle cut scenes e sui dialoghi. Infatti il gioco promette d’essere completamente dialogue-free.
Di carne al fuoco dunque ce n'é tanta per un progetto che si presenta come una interessantissima esclusiva per il nuovo hardware Sony. Ovviamente si conosce ancora poco e ciò, giocoforza, alimenta alcuni dubbi del caso, in particolare sulla durata dell'avventura e sulla effettività della definizione di open world. Non ci resta che attendere maggiori informazioni che, siamo certi, non tarderanno ad arrivare, magari già al Tokyo Game Show.