Nuova comunicazione da parte della Commissione Europea che interviene oggi snocciolando qualche numero e previsione in merito alle energie rinnovabili e agli obiettivi comunitari al 2020. I dieci anni che mancano alla meta partono da una situazione senza gloria né biasimo. Obiettivi indicativi seppur non vincolanti per il 2010 erano stati dettati da due direttive in tema elettricità verde e carburante per il trasporto che sembrerebbero però essere stati disattesi dalla maggior parte degli Stati membri: nel suo complesso l’Unione ha raggiunto poco più del 18% di quota green nel settore elettrico rispetto l’obiettivo preventivato del 21% e del 5,1% nei combustibili invece del 5,75%.
Nonostante ciò, la nuova Direttiva sulle energie rinnovabili assicura che gli Stati membri adottino misure correttive, esplicitate attraverso i cosiddetti Piani d’Azione Nazionali (PAN), e secondo l’analisi di tali documenti effettuata dall’Esecutivo, tutti i Ventisette dovrebbero soddisfare i propri obiettivi al 2020.
La direzione intrapresa, almeno sulla carta, sembra essere quella giusta, ma la Commissione è convinta che l’impegno UE possa andare anche oltre rispettando alcune indicazioni. Il Commissario per l’Energia, Günther Oettinger, ha dichiarato: “Dobbiamo investire molto di più nelle rinnovabili e abbiamo bisogno di finanziamenti intelligenti e vantaggiosi. Se gli Stati membri collaboreranno e produrranno energia rinnovabile dove costa meno, imprese, consumatori e contribuenti beneficeranno di tutto ciò”.
Le stime di Bruxelles parlano nel dettaglio di raddoppiare rapidamente gli investimenti di capitale, soprattutto a carico del settore privato, fino a 70 miliardi di euro; la Commissione raccomanda ulteriori riforme ai sistemi nazionali di sostegno alle fonti verdi e incoraggia un sistema di ordinamento da utilizzare assieme a meccanismi di cooperazione fra i diversi Paesi della Comunità. Per questo l’Esecutivo insiste su tre strumenti, peraltro già attivi, quali:
- “I trasferimenti statistici” con cui uno Stato membro con un surplus di energia rinnovabile è in grado di “vendere” è ad un altro Stato Membro tale eccedenza per contribuire a far fronte ai suoi impegni di sviluppo di tali fonti;
- “Progetti comuni” in cui un nuovo progetto di energia rinnovabile in uno Stato membro può essere co-finanziati da un altro Stato membro e la produzione condivisa statisticamente tra i due;
- “Regimi di sostegno congiunto” in cui due o più Stati membri convengono di armonizzare in tutto o in parte i loro regimi di sostegno.
La Commissione valuterà nel 2014 l’effettivo funzionamento dei meccanismi di cooperazione. Ultima nota della Comunicazione, il sostegno finanziario dato dall’Unione Europea alle fonti rinnovabili che risulta essere ancora relativamente basso. Per il periodo 2007-2009, i fondi spesi per l’energia pulita risultano essere stati circa 9,8 miliardi di euro, la maggior parte dei quali sotto forma di prestiti della Banca europea degli investimenti.
FONTE: http://www.rinnovabili.it/rinnovabili-europee-3-strumenti-di-cooperazione-su-cui-scommettere-403695