Botta e risposta tra l’assessore regionale alle Attività produttive Vincenzo Riommi, e l’avvocato Rosa Federici. Riommi nel rispondere ad un’interrogazione del consigliere Maria Rosi sulle procedure di vendita dell’ex Antonio Merloni e sulle denunce inviate all’Inail da numerosi lavoratori su amianto e condizioni di lavoro negli stabilimenti, ha sostenuto che le procedure di vendita fossero regolari e che l’Inail non fosse tenuto a replicare in quanto non titolare della vigilanza. Neppure, quindi, a protocollare le denunce e a segnalarle agli organi competenti, chiediamo noi? A questo Riommi non dà risposte. Ma poniamo anche un’altra domanda: all’assessore non interessava verificare se vi fosse stato amianto dentro gli stabilimenti? Se non compete all’Inail, non compete alle istituzioni metterci dentro il naso giusto per tutelare i lavoratori?
Ma a stretto giro di posta arriva via facebook la replica dell’avvocato Federici, legale del Comitato dei lavoratori Merloni, protagonista del deposito delle denunce che avevano contestato le procedure della vendita, la cassa integrazione e portato al deposito in procura a Perugia di esposti per i danni da amianto subiti dagli stessi lavoratori. Nell’aprile scorso, il tribunale fallimentare di Ancona, avendo accolto le richieste del legale del Comitato, era entrato negli stabilimenti con il perito del giudice Ragaglia, rilevando la presenza di amianto ed esprimendo una valutazione dei beni 5-6 volte superiori rispetto al valore della vendita a Porcarelli. Alla faccia che tutto è regolare. Il nostro giornale aveva pubblicato gli atti della perizia del tribunale fallimentare. Andremo a tirar la giacca al giudice per dire che si è sbagliato, visto che per l’assessorato è invece tutto regolare.
Ma ecco le parole del legale: “Essendo titolata a comprendere, visto che sono l’avvocato che ha inviato le denunce all’Inail, voglio replicare all’assessore Riommi che trovo strano io il suo commento su tutta la vicenda, e che quando verrà dal tribunale di Ancona chiarito l’aspetto sulla nullità della vendita (il 27 giugno prossimo, ndr) , e sulla non corretta gestione della procedura – perché a qualcuno ha fatto comodo cosi – credo che lo stesso assessore Riiommi dovrà spiegare nelle sedi opportune come mai ritiene che non vi sia nulla di strano nella vicenda Merloni. Qui, come sempre, era meglio per qualcuno (l’assessore Riommi) ) tacere che dire cose assolutamente non conformi alla realtà. La politica deve essere al servizio degli elettori. L’Umbria, in questo non vuole imparare”.
Ed ecco la risposta che l’assessore aveva fornito sulla vicenda Merloni, tutta regolare e senza una piega secondo il politico.
“L’Antonio Merloni spa è stata oggetto di procedura di una legge, che è quella della gestione delle crisi irreversibili delle grandi imprese, che prevede una procedura commissariale e procedure di evidenza pubbliche. Circa due anni fa, l’Antonio Merloni aveva società in Umbria, nelle Marche, in Emilia Romagna, in Romania, in Ucraina, in Svezia, in Polonia, in Russia, si è conclusa la procedura. La procedura prevede che la migliore offerta in quel caso per vari segmenti, alla fine l’ultimo segmento era il ramo umbro marchigiano che comprende gli stabilimenti di Gaifana come quelli di Santa Maria e di Fabriano, nelle Marche, che è stato assegnato a un’impresa che ha presentato la migliore offerta, che si impegna a riattivare l’azienda e a riassumere un determinato numero di persone. In ordine al prezzo è il commissario, anzi, i commissari e l’Assemblea dei creditori, previo parere dei sindacati che hanno definito il nullaosta, questo è oggetto di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, all’epoca Silvio Berlusconi. La procedura è stata quindi gestita dal Governo. C’è stato un ricorso al Tar del Lazio e alcuni istituti di credito hanno invece attivato la procedura per chiedere la dichiarazione di fallimento. Noi abbiamo la piena convinzione che l’iter complesso sia stato corretto. Ci interessa che il progetto di ripartenza dell’Antonio Merloni abbia il massimo del risultato. Dovremmo capire per che cosa facciamo il tifo: la Regione lavora perché di quei 1.500 posti di lavoro che c’erano ce ne possono essere nel futuro il più possibile. Tra l’altro ricordo che il ricorso al Tar produrrebbero la decadenza della procedura, la non riassunzione delle 600 persone e la perdita degli ammortizzatori per tutti gli altri 900, io penso che le Istituzioni si debbano preoccupare soprattutto di questo. Trovo strana la denuncia all’Inail, che non è il soggetto di controllo, semmai gestisce le pensioni di invalidità. È evidente che avendo fatto una denuncia la nostra cura potrà essere quella di dire, non so a chi, dare corso alle verifiche che vi competono da questo punto di vista”.
Il 27 giugno ci sarà la sentenza del Tribunale. “Chi sostiene ancora oggi che la vicenda non abbia aspetti irregolari, dovrà poi rispondere nelle sedi opportune, visti tutti i reati perpetrati da anni nei confronti degli ex dipendenti Antonio Merloni”, chiude Federici.
Stefania Piazzo