Ripartire dalle donne

Creato il 19 settembre 2012 da Rossellagrenci

Sì, la pace nel mondo passa attraverso le donne, e più spesso attraverso le donne dei paesi in via di sviluppo.

La pace è giustizia, è lavoro, è cibo per tutti. Nel volume. “Nutrire il pianeta” lo State of the World 2011 presentato l’anno scorso in Italia e realizzato dopo due anni di ricerche in 25 Paesi africani, racconta le pratiche agricole innovative, a basso costo e sostenibili sotto il profilo ambientale. Anche da lì risulta che sono le donne la chiave per vincere la fame nel mondo.

Da sempre le donne sono state produttrici e trasformatrici di alimenti. Oggi  sono responsabili della metà della produzione mondiale di cibo, con un’oscillazione che va dal 60% all’80% nei Paesi in via di sviluppo.

Come racconta la ricercatrice e attivista Silvia Federici qui: “le donne sono state produttrici e trasformatrici di alimenti nel mondo da tempo immemorabile. Al giorno d’oggi, in alcuni parti del mondo (Africa soprattutto), l’80% degli alimenti che si consumano sono prodotti da loro. La loro agricoltura di sussistenza permette di vivere a milioni di persone che, se non fosse così, non potrebbero comprare il cibo al mercato.

Tuttavia, la loro capacità di coltivare alimenti si vede sempre più minacciata dalla progressiva scarsità di terre, dalla loro privatizzazione e dalla privatizzazione dell’acqua e dal cambiamento registrato nei paesi del Terzo Mondo verso una produzione agricola destinata all’esportazione, ora denominata agricoltura “ad alto valore” per la Banca Mondiale.Queste tendenze si rafforzano reciprocamente. Nella misura in cui la terra a disposizione degli agricoltori diminuisce in maniera costante, perfino in quelle regioni in cui la maggioranza della popolazione dipende dall’agricoltura, le donne diventano oggetto di processi di esclusione da parte dei propri parenti di sesso maschile e dagli uomini della propria comunità, cosicché l’accesso alla terra ed il mantenimento dei propri diritti tradizionali diventa sempre più difficile. Ciò rappresenta una minaccia di prim’ordine alla produzione ed al consumo di alimenti di grandi segmenti della popolazione. Anche il controllo sugli alimenti consumati è nelle mani delle donne. Si sta sviluppando attualmente una campagna in America Latina ed in Africa, diretta da gruppi ed associazioni di donne, che rivendica il diritto alla terra garantito nelle leggi e nelle costituzioni dei propri rispettivi paesi. Nel frattempo le donne hanno continuato ad essere all’avanguardia nell’agricoltura urbana e nelle lotte per la terra. In molte città africane, da Accra a Kinshasa, si dedicano ad appezzamenti per coltivare mais, manioca e peperoni, cambiando il paesaggio delle città africane, integrando così la quantità di cibo per le loro famiglie e promuovendo la loro indipendenza economica.”

Nei paesi con un alto tasso di povertà, gli orti domestici stanno diventando infatti la carta vincente per il miglioramento economico e sociale di molte realtà urbane, come si legge in questo documento della FAO.

Per dirla con le parole del filosofo Amartya Sen:

«Progredire verso l’eguaglianza tra i sessi, ribaltando gli impedimenti sociali ed economici di varia natura che privano le donne del potere di esprimersi e di agire, potrebbe essere uno dei modi migliori per salvare l’ambiente e per contrastare i pericoli della sovrappopolazione nonché altre avversità legate alla pressione demografica. La voce delle donne è di critica importanza per il futuro del mondo – non solo per il futuro delle donne stesse».


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