Si scriverà pure R.I.P.D. ma si legge chiaramente M.I.B, come Men in Black. Un trapianto di storia senza precedenti riadattato a elementi fantastici differenti. Al posto degli alieni ci sono i Dedo, ovvero non morti malvagi che infestano la terra camuffandosi da umani; al posto di K, J e Z abbiamo Jeff Bridges, Ryan Reynolds e Mary-Louise Parker; al posto del background alienoide ultrastellare c’è l’oltretomba e i passaggi tra dimensioni. Tutto il resto è identico. Simile anche il rapporto tra i due agenti protagonisti e l’ironia con cui si relazionano, anche se K in MIB non era logorroico come il personaggio di Bridges. Del resto il fondatore e produttore della Dark Hourse Comics ha ammesso in diverse occasioni il parallelismo tra le due storie, benchè R.I.P.D. dia più risalto ad elementi horror.
Il film narra la storia di Nick Walker, agente con qualche macchia sulla coscienza che spera ti poter regalare un futuro più roseo alla moglie facendo soldi con la vendita di alcuni pezzi d’oro rubati durante una retata di droga, e spartiti col collega corrotto. Rimasto ucciso in un’irruzione, Nick vine trasportato nell’aldilà attraverso un tunnel tra dimensioni, dove lo attende un’agente R.I.P.D che lo mette davanti a una scelta: affrontare subito il giudizio universale e rischiare l’inferno o impiegare cento anni a servire nel corpo della polizia ultraterrena per espiare le proprie colpe. L’obiettivo è catturare i Dedo, non morti sfuggiti al giudizio che infestano la terra sotto mentite spoglie umane, e che si rivelano solo sniffando la polvere di cumino. In coppia col suo collega Roy, un rude sceriffo del selvaggio west logorroico e casinista, si imbatteranno casualmente in un piano dei Dedo per far ritornare sulla terra tutte le anime morte, attraverso l’inversione del passaggio tra le due dimensioni.
Una storia banalotta, che invece è condita da situazioni comiche che la allegeriscono strappando molte risate. La trovata migliore è stata quella degli Avatar. Poichè la natura impedisce ai due agenti R.I.P.D. morti di rivelarsi con il proprio aspetto originale, vengono assegnati degli Avatar, le sembianze fittizie percepite dai terrestri. Roy (Bridges) sarà una sventola tutta curve col distintivo in stile CSi armata di asciugacapelli, Nick (Reynolds) sarà nonno Chen, un anziano cinese vestito da turista con in mano una banana. Elementi comici dunque che rendono la trama del film meno ovvia e più sfaccettata.
Tecnicamente la regia di Robert Schwentke è lodevole nel tentare di creare un intrattenimento tendente all’action con sfumature spesso comiche spesso drammatiche, riuscendoci attraverso un buon uso della computer grafica, sapientemente dosato. Ottimo nelle scene d’azione e di distruzione, scarso nella creazione dei corpi dei Dedo. Sono visivamente plasticosi, renderizzati alla meno peggio, non credibili. Un dettaglio di non poco conto se si pensa che sono presenti per buona parte del film. Si poteva fare un lavoro migliore su questa creature, ma forse per contenimento del budget s è cercato di raggiungere un buon compromesso. Il risultato stona ma non troppo e ci si passa sopra volentieri.
La recitazione dei protagonisti è nella norma, anche se trovo Ryan Reynolds molto calato (forse bruciato dai suoi recenti fallimenti) e Jeff Bridges in contrasto con i personaggi a cui mi ha abituato. Penso a Tron, penso a Lebowsky, a Obadiah Stane per citarne alcuni. Nel complesso l’alchimia tra i protagonisti funziona bene, trovando stonature solo in rarissimi casi.