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Ripensando a ieri, la manifestazione di Roma, agli anni 70 e potere operaio. Oggi è superato ci vuole il potere proletario, più attuale che mai.

Creato il 22 ottobre 2011 da Slasch16

Ripensando a ieri, la manifestazione di Roma,  agli anni 70 e potere operaio. Oggi è superato ci vuole il potere proletario, più attuale che mai. Intanto cominciamo con la definizione di proletario, proletariato, da decenni non se ne parla più ed invece è più attuale di un secolo fa, si è evoluto.
Il proletariato e i proletari (dal latino proletarii o capite censi[1]) costituiscono la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è quello di prestare la propria forza lavoro dietro il compenso del salario. Quindi il proletariato è una classe sociale di operai che hanno come sola ricchezza la prole cioè il figlio.
Adesso analizziamo con calma le parole ed il loro significato cercando di darne un senso più consono all’attualità.
Il proletario era ed è colui che non ha niente, che per vivere deve prestare la sua forza lavoro, sia essa fisica o mentale, al capitalismo dietro compenso di un salario, quello che serve per vivere.
Ultimamente potremo dire sopravvivere, anche se si hanno ereditato due locali senza lavoro non si campa.
Una volta i proletari erano gli operai, i contadini ingaggiati da un caporale per la raccolta dell’uva o delle patate, oggi esistono ancora hanno solo cambiato il colore della pelle.
Era la classe sociale più povera, quella con la tuta, ma con i robot nelle fabbriche ed i computer nei magazzini e negli uffici gli operai sono andati diminuendo, una volta uscivano dalle fabbriche a fiumana, riempivano tram ed autobus e tutti vedevamo gli operai e, quindi, i proletari.
Oggi escono alla spicciolata dai luoghi di lavoro, non hanno la tuta ma la camicia bianca, vestono normali, oggi non hanno diritti e garanzie, hanno la Partita Iva.
Gli operai, quelli occupati almeno, avevano dei diritti, compagni con i quali unirsi e lottare per un salario migliore ed una vita migliore per le loro famiglie, i loro figli.
Oggi il loro compagno di viaggio di lotta, è la Partita Iva, ognuno è solo con sè stesso ed al massimo ha il contratto a termine.
Siamo più ricchi con meno operai?
Non lo so, ditemelo voi, la mia sensazione è che gli operai sono invisibili, certamente non hanno visibilità nei giornali e nei telegiornali, sono diminuiti certamente dove ci voleva una squadra di operai adesso c’è il robot, fa tutto lui e due o tre tecnici che controllano.
Il robot non fa sciopero l’operaio si e deve mangiare e riposare, sarebbe utile al capitale che non pensasse, lavorasse e basta, per questo quando va in piazza irrita il sistema e meno se ne parla meglio è.
I proletari, chi vive esclusivamente del proprio lavoro e non ha azioni, bot, investimenti, ma solo debiti ed il mutuo sono sempre di più ma mimetizzati, invisibili, sono vestiti in modo tale che non sai mai se vanno a ballare, al cinema o a lavorare.
Non si spostano con la tuta ed il marchio di una azienda sul petto e sulla schiena, ne ho visti a migliaia con la scritta Magneti Marelli, Garelli, Pirelli, Acciaierie Falck, oggi si vedono in divisa da lavoro solo quelli del gas, dell’acqua e della luce, nemmeno più quelli che asfaltano le strade hanno la scritta della loro azienda sulla tuta, sono tutti parte di cooperative, non si sa nemmeno con quale contratto a termine siano stati assunti.
A Milano c’era la Cooperativa posatori e selciatori che asfaltava le strade, l’azienda esiste ancora mi pare, i dipendenti forse sono ridotti al lumicino.
Se una fabbrica dava modo a centinaia, migliaia di persone di parlarsi, scambiarsi informazioni, trasferirsi l’esperienza, rilassarsi in mensa, oggi questo non è più possibile.
Oggi, il lavoratore, il proletario, è stato isolato dalla Partita Iva e dal contratto a termine, deve fatturare ed il suo “compagno” di lavoro non è un amico in più per fare la lotta, ma un nemico che può vendersi per meno in quanto più disperato ed ha due figli, disposto  a tutto pur di conservare il contratto, la consulenza e questo modo orrendo di vivere il lavoro e la vita che il sistema gli ha imposto lo isola sempre di più, specialmente se la crisi taglia posti e contratti.
Quante volte ho gridato nei cortei: E’ ora! E’ ora! Potere a chi lavora!
E mi è tornato alla mente Potere operaio.
Oggi la cultura, la solidarietà, il modo di lavorare, la politica sociale, la sussistenza vanno reinventate ed adattate alla situazione, bisogna creare una coscienza di classe nuova, senza buttare via niente dei valori di quella vecchia, li ho citati sopra, so che è molto difficile ma se il proletariato, anche quello in camicia bianca, non capisce, non si rende conto che da solo non andrà da nessuna parte ma sarà solo un massacro, una lotta tra poveri che non avrà vincitori, tra il proletariato, ma solo vinti.
Mentre il sistema capitalistico e sfruttatore, l’economia parassita, sarà sempre più forte e, per quanto possa essere assurdo, la rivoluzione più vicina spinta dalla disperazione, i segnali ci sono tutti ed ovunque.
Ma, senza la coscienza di classe del proletariato sarà un disastro, senza una organizzazione socio politica e solidale sarà un suicidio e gli unici dispiaciuti saranno solo parenti ed amici, certamente non chi fa miliardi sulla loro pelle.
Dal mio punto di vista, molto personale, è giunto il momento di cambiare lo slogan, da Potere operaio a Potere proletario, creare una coscienza solidale, democratica, civile e costituzionale e ripartire con la lotta come negli anni 60 e 70.
Senza passare, per forza, dal terrorismo.
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