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Ripensare il PD in periferia

Creato il 20 novembre 2013 da Leone_antonino @AntoniLeone
Ripensare il PD in periferia Le fasi congressuali che si sono succedute fino a questo momento ci offrono l’occasione per riflettere sull’attuale assetto normativo e strutturale del PD periferico. Vi sono state alcuni esempi (gonfiamento degli iscritti, regole tortuose ecc.) che ci hanno accompagnato nel nostro impegno congressuale. Aver stabilito l’apertura dei congressi locali ai soli iscritti e la possibilità per gli elettori di potersi iscrivere fino al momento congressuale  per avere la possibilità di votare nei congressi locali hanno creato confusione ed in alcuni casi specifici l’inflazione degli iscritti.  Inoltre, i seggi assegnati ad ogni circolo sono stati rapportati al numero degli iscritti degli ultimi anni tre anni. Per evitare tutto questo è guadagnare in credibilità bastava aprire i congressi locali all’elettorato e non solo agli iscritti o richiedere un minimo di anzianità di 6 mesi agli iscritti per avere il diritto al voto e rapportare il peso del circolo al consenso elettorale degli ultimi anni. Il circolo è il primo anello della catena di partecipazione alla vita politica nel quale si organizza la partecipazione responsabile e consapevole degli iscritti e degli elettori. Per salvaguardare tale missione è necessario cambiare le regole per il congresso provinciale, prevedendo la presentazione di liste a livello circoscrizionale prima della celebrazione del congresso al fine di aggregare il territorio, attenuare le divisioni nei circoli, far conoscere tutti i candidati al congresso ed evitare compromessi e contrattazioni nel momento congressuale. Occorre anche che la responsabilità del tesseramento venga affidata al segretario di circolo ed a un gruppo di lavoro unitario che si assume la responsabilità di organizzare la campagna annuale del tesseramento nel rispetto delle regole: le persone possono iscriversi al circolo personalmente e senza intermediari. Non solo un uomo al comando per la gestione del tesseramento.
Purtroppo tutto questo non è avvenuto in modocompleto per lo scarso rilievo dato alle strutture periferiche del partito che in occasione del congresso non sono state innovate dal punto di vista dell’organizzazione e delle regole.
Occorre considerare la possibilità di eliminare le convenzioni perché gli iscritti sono stanchi di essere convocati tante volte e nel caso specifico in modo inutile. Eliminando le convenzioni tutti i candidati alla segreteria potranno accedere al Congresso.
Abbiamo assistito a worse practice: confusione, bugie, scorrettezze e sotterfugi che lasciano pensare che nel nostro partito non vi è una cultura della legalità e dell’onesta così diffusa da non lasciare spazio a questi comportamenti. Le responsabilità sono diverse: le regole che si prestano a tale giuoco e l’ambizione di taluni personaggi che lavorano per la propria sopravvivenza ed ascesa politica, utilizzando le bugie per acquisire consensi. In Sicilia si è verificato il caso del nuovo segretario del PD di Enna estromesso alle elezioni politiche di febbraio 2013 e candidato al congresso provinciale.
E’ importante tenere presente in ogni momento del nostro impegno politico che la bugia attenta alla democrazia perché inganna i cittadini che diventano strumenti di potere da parte dei politici mentitori.
A tale proposito consiglio di leggere: Luciano Violante, Politica e menzogna, Einaudi, 2013.
Viviamo in un’epoca di grandi e veloci cambiamenti che per essere interpretati occorrono competenze diverse ed informazioni condivise. Occorre superare la leadership autoritaria e realizzare una cooperazione tra alto e basso sensibile al rinnovamento ed alle istanze che arrivano dalla base. Se in questo processo globale non viene praticata la trasparenza il pianeta rischia di subire gravi danni come la guerra in Iraq, il fallimento di Enron e la chiusura di Arthur Andersen, Lehman Brothers, Worldcom ed in Italia gli scandali di Cirio e Parmalat.
La trasparenza è un grande motore di cambiamento per tutti i settori dall’economia alla politica ed è un fattore grazie a cui un leader, una società, un partito politico possono recuperare la fiducia dei cittadini, dei consumatori e degli iscritti e ristabilire un rapporto di partecipazione attiva e critica per risolvere i problemi della società moderna.
Il posizionamento basso dell’Italia nell’indice che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e privato (72° posto su 174 paesi) implica corruzione e opacità che comportano un impatto negativo sull’economia, sull’attrazione degli investimenti esteri, sulla credibilità dell’Italia e del sistema politico.
Si consiglia di leggere per approfondire il tema: Daniel Goleman, Warren Bennis e James O’Toole, Trasparenza verso una nuova economia dell’onesta, Rizzoli, 2009.
Considerati i danni che le bugie, gli imbrogli e l’opacità provocano nel paese, occorre intervenire con dei cambiamenti appropriati nelle strutture periferiche del partito affinché la trasparenza e la franchezza siano fattori che guidano l’impegno politico, le opinioni e le decisioni.
Ma non sono solo questi i fattori di cambiamento da considerare. Ultimamente Simona Bonafè, intervenuta in una assemblea in Valpolicella, ha sottolineato con forza l’importanza che assume il partito aperto alla società e le competenze per affrontare i problemi sempre più complessi della società.
In una intervista Dario Nardella afferma: "Se nella prima fase della nostra storia democratica non poteva esistere democrazia senza partiti, oggi l’esplosione di strumenti di rappresentanza diretta, l’associazionismo, l'esistenza diffusa dei comitati locali, i nuovi strumenti del web rendono possibile per un cittadino far sentire la propria voce al di là dei partiti, direi purtroppo nonostante i partiti. In altre parole, i partiti non hanno più l’esclusiva della partecipazione, quindi o riescono a competere sul terreno della trasparenza, della capacità di rappresentanza offrendo ai cittadini uno strumento diretto per incidere nelle scelte pubbliche e per partecipare alla vita istituzionale o saranno soppiantati dalle forme di autorganizzazioni della società o da salvifici quanto velleitari movimenti personalistici”.
Condivido le affermazioni di Dario Nardella che pone l’attenzione sulla capacità dei partiti di cambiare per rappresentare i cittadini attraverso la trasparenza e la partecipazione altrimenti il destino dei partiti è quello di scomparire o di essere irrilevanti".
“I partiti devono essere assolutamente comunità di passioni, continua Nardella, capaci di trasformare i sogni e i desideri dei propri sostenitori in un progetto di governo, in un'idea di futuro. Devono essere capaci di mobilitare tutte le risorse umane ed economiche di una Nazione verso un fine comune. Il partito che vorremmo costruire, insieme a Matteo Renzi, è un partito che sappia farsi carico di queste aspettative coinvolgendo prima, durante e dopo, i cittadini nelle scelte principali che dovrà andare a compiere, un partito che - grazie anche alle nuove modalità di partecipazione - sappia mantenere uno stretto rapporto con i cittadini senza però limitare la sua vita associativa ai soli momenti congressuali. Una partito è un organismo comunitario e vive se quotidianamente tutti partecipano alla sua alimentazione e al suo rinnovamento. Come tutti gli organismi viventi, senza nutrimento e senza rinnovamento continuo delle sue cellule c'è solo la morte”.
Dalle dichiarazioni di Simona Bonafè e Dario Nardella si configura un partito nuovo che poggia sui seguenti fattori di cambiamento: - Sistema aperto; Trasparenza; Visione comunitaria; Sapere. Pertanto, occorre ricostruire il PD in periferia che si fondi su tali fattori. Il modello organizzativo e le regole della democrazia interna vanno cambiati in coerenza a tali fattori e tenendo conto della semplificazione delle regole.
Nel caso in cui il Partito rimane quello che è oggi inevitabilmente si trasformerà in una organizzazione a ragno che non considera la partecipazione democratica, impartisce ordini dall’alto con la pretesa che vengano eseguiti dalle strutture periferiche del partito. In tale modello prevale la gerarchia e la leadership autoritaria.
Noi desideriamo realizzare un modello che abbia le caratteristiche naturali della stella marina, la quale può essere rappresentata da una piramide rovesciata con una leadership autorevole, capace ed in grado di esprimere una visione condivisa che valorizza le persone e la partecipazione politica. Non più, quindi, un’organizzazione gerarchica ma rappresentata da unità operative indipendenti, comunicanti e flessibili. Accanto ai circoli possono essere realizzate delle comunità di passione che abbiano le stesse funzioni di rappresentanza al fine di allargare lo spazio di rappresentanza del PD. Questo modello può essere rappresentato dallo slogan: "Lavorare con gli altri e per gli altri”.
La vittoria di Matteo Renzi alle primarie dell’8 dicembre trasformerà sicuramente le speranze che abbiamo riposto in lui e nel cambiamento positivo in fatti concreti per avviare una nuova stagione per il Paese e per il PD all’insegna della eguaglianza, della giustizia e del merito. Non più un partito tradizionale che conserva alcune caratteristiche dell’epoca tayloristica ma un partito aperto di passione e di confronto.

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