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Ripercussioni della crisi irlandese sull´economia europea

Creato il 11 aprile 2011 da Mutuonews

Ripercussioni della crisi irlandese sull’economia europeaL’Irlanda, la Grecia e il Portogallo sono i Paesi che maggiormente stano risentendo della crisi economica, in Irlanda la situazione è molto critica e servono moltissime risorse per cercare di far riemergere il Paese.

Il Paese irlandese ha visto negli ultimi anni, un peggioramento costante del sistema bancario che, liberalizzato 10 anni fa, non ha saputo procedere con politiche economiche volte sì allo sviluppo, ma anche alla sobrietà, con l’amara conseguenza che a dieci anni dalla liberalizzazione del settore, le banche non riescono ad onorare i propri debiti.

E’ saltato l’intero sistema bancario ed ora il Governo si trova ad affrontare una situazione molto difficile.

Eppure se facciamo un passo indietro, nemmeno di molti anni, possiamo evidenziare che l’Irlanda era un Paese stabile, con politiche fiscali favorevoli alle imprese e con la flessibilità nel mondo del lavoro, insomma era un Paese che promuoveva la crescita economica dando spazio alle imprese.

Il problema inizia a nascere quando le banche cominciano per scopi speculativi, a compiere operazioni finanziarie azzardate, a erogare prestiti “spericolati” ai consumatori per investire nel mercato immobiliare, tutte queste operazioni hanno comportato un accumulo di debiti per le banche che allo stato attuale non può essere gestito dai singoli istituti di credito.

E così sono dovuti intervenire il Governo, l’Europa e il Fondo monetario internazionale, i fondi necessari per uscire dalla crisi sono in continuo aggiornamento, allo stato attuale il conto da pagare è di 70 miliardi di euro; il Governo ha deciso di intervenire nel settore bancario ponendo sotto il controllo dello Stato la Anglo Irish Bank, la Irish Allied Bank, la EBS Building Society e la Irish Nationwide Building Society, a cui si aggiunge ora lo sforzo necessario a ricapitalizzare la Bank of Ireland e la Irish Life & Permanent, un esborso che dovrebbe costare poco meno di trenta miliardi di euro (27,5 miliardi per la precisione).

Dalle privatizzazioni si ripassa quindi ad una nazionalizzazione, a fronte di debiti che le banche non riescono ad onorare, il Governo ha deciso di tenere sotto controllo le principali banche e sta cercando di arginare i debiti che queste hanno accumulato.

Premettendo che ognuno ha il proprio punto di vista e la propria sensibilità politica, molti economisti tendono a rimarcare che la crisi irlandese non è semplicemente dovuta alla liberalizzazione del sistema bancario, non basta questo per giungere a distanza di 10 anni, al fallimento di un Sistema, il problema sono state le manovre speculative delle banche, il problema è incentrato sui mutui sub prime che sono entrati in crisi nei maggiori Paesi occidentali e su cui le banche irlandesi avevano fatto molto affidamento, il problema, è stato, la mancanza di una regolamentazione delle operazioni bancarie perchè non c’è solo liberalizzazione da una parte e nazionalizzazione dall’altra, ma si può addivenire ad un sistema che rispettando il libero mercato, riesca a correggere le potenziali iniquità del mercato.

Tutto questo non è stato fatto e ora l’Irlanda si ritrova travolta dagli eventi, la strategia per uscire da questa crisi sarà costituita dall’impiego di risorse soprattutto europee per onorare i debiti contratti dalle banche e mai pagati, il trend sembra quello di una nuova fase di politica economica in cui l’obiettivo è la nazionalizzazione, le forme e i modi della quale sono ancora in divenire.

 


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