Impressionante il baratro nel quale il paese sta precipitando: secondo le previsioni più ottimistiche, scrive Cremaschi su “Micromega”, il Pil tornerà ai livelli pre-crisi soltanto nel 2020, ma neppure allora sarà assorbita la disoccupazione di massa: lo scenario di oggi è solo l’avvio di un futuro uguale o peggiore. E nonostante un quadro da apocalisse, proseguono gli appelli a una politica “a bassa voce”, invocata in nome degli impegni assunti da governi e Parlamento con l’Unione Europea: “State zitti, l’Europa ci ascolta”. «Non ci sono illusioni da coltivare, secondo Giorgio Napolitano, sul fatto che si possa in breve abbandonare la politica di austerità e rigore», dice Cremaschi. «I patti europei, il Fiscal Compact, la Troika non lo permettono. Quindi non ci saranno risorse per la mitica ripresa, per i disoccupati, i precari e i cassaintegrati, i pensionati. Non ci saranno risorse se non per qualche aggiustamento e qualche dilazione di catastrofi sociali. I conti non lo permettono».
Da questo punto di vista, «meglio la brutalità del presidente che il ridicolo balletto di chiacchiere dei partiti di governo», i quali «promettono sapendo di non poter mantenere», anche se «ogni tanto parlano di rinegoziare in Europa, ben sapendo che questo non è assolutamente alla loro portata». Napolitano? Rappresenta «un’Italia senza futuro», che sta rapidamente scivolando verso la Grecia. L’austerità e il massacro sociale continueranno, perché «vengono considerati il mezzo per far ripartire l’economia». Svelato l’imbroglio della “politica dei due tempi” (prima rigore e sacrifici, poi la crescita) ora «ci chiariscono che è dalla purificazione, dall’igiene sociale del rigore che nasce la nuova economia competitiva».
È il messaggio che viene da Atene, per la prima volta “promossa” da un’agenzia di rating: oggi in Grecia si può tornare ad investire «perché con il 70 % di giovani disoccupati, con i salari dei pochi occupati ridotti del 30%, con tutto quel che ancora vale messo all’asta, si può comprare a prezzi stracciati». Tragedia annunciata, la svalutazione interna: la crisi pilotata per abbattere il costo del lavoro, la spesa sociale, le protezioni del welfare, il tenore di vita del 99% dei cittadini. E la sinistra? Tace, o al massimo sussurra, guardandosi bene dal denunciare l’euro-politica di rigore. «Che questa sinistra sia in crisi in tutto il continente è solo un atto di giustizia», conclude Cremaschi. «Il futuro si costruisce abbandonandola e mettendo in discussione subito la politica di austerità con tutti i suoi vincoli e trattati europei. Urliamolo, se necessario: così finalmente i popoli europei udiranno da noi cose giuste e utili anche per loro».
libreidee.org