Autore: La Redazione
Sappiamo anche quanto il romanzo del 1925 si possa considerare un’opera “pop”, se non altro per aver attraversato indenne, fra trasposizioni, riletture, riconsiderazioni, quasi un secolo. A questo proposito, per chi, oltre ad amare la letteratura, è appassionato di design, il progetto del russo Vladimir Kuchinov è una vera e propria chicca.
L’idea alla base di Generative Gatsby è quella di “riscrivere” il capolavoro in un modo del tutto particolare; utilizzare, cioè, una sorta di colonna sonora jazz come piattaforma a partire dalla quale un algoritmo decide, a seconda dello strumento, della nota, del tono, come le parole appariranno sulla pagina. Come ha affermato lo stesso Kuchinov, si tratta di un esperimento visuale che mira a coniugare in maniera strettissima musica e parola, tanto da far sì che la prima determini l’“estetica” della seconda.
Generative Typography, il nome di questa “arte” e lampante la carica di contaminazione del tutto. Non ci saranno Robert Redford, o Leonardo Di Caprio, a dare carne e ossa a Jay Gatsby, ma il romanzo, in qualche modo, riprende vita ancora una volta.
Quali implicazioni potrebbe avere, una pratica di questo genere, nel mondo delle nostre letture quotidiane? In fondo, non è forse vero che leghiamo in maniera indissolubile certe canzoni o motivetti, ad alcune tra le pagine più belle dei libri che ci sono rimasti nel cuore?