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Le riserve che vengono più o meno esplicitamente sollevate nei confronti di Gianfranco Fini da una certa sinistra vanno a darci il quadro sintomatologico delle sue patologie croniche, peraltro abbondantemente note, in primo luogo della sua presunzione di superiorità morale e della sua irresistibile inclinazione al settarismo ideologico. Gianfranco Fini è pur sempre stato un fascista e questo è un peccato che chissà quale Dio può mondare del tutto. Non lo è più? Dev’essere dimostrato un congruo “riscatto”, come scriveva oggi Padellaro. Ma poi rimane pur sempre uno che cita Almirante, come diceva ieri Renzi. E poi come è possibile fidarsi? È legalista? Deve sbrigarsi a prendere posizioni coerenti al riguardo, e coerenti vuol dire estreme, rintuzza Di Pietro. È davvero uscito dall’orbita del berlusconismo? Sì, può darsi, ma deve dimostrarlo con l’antiberlusconismo dei più arrabbiati antiberlusconisti, sennò Grillo gli rinfaccia più o meno ciò che gli rinfaccia Feltri. E poi, sì, ha capito, ma ha capito con ritardo: come glielo vogliamo far pagare? Non può mica pretendere di essere preso in considerazione come possibile alleato, foss’anche in qualcosa di costituente, senza essersi fatto un po’ di purgatorio? Ci vorrebbe una di quelle belle autocritiche dei bei tempi andati, un po’ gogna e un po’ lavacro, eventualmente una quarantena e un corso di rieducazione. Potrebbe pensarci Pannella, che ti rigenera perfino il terrorista, restituendotelo democratico e nonviolento. Sì, però Gianfranco Fini è ambiguo sul maggioritario e puzza un poco ai radicali. Infine, siamo sicuri che non stia abbandonando il Pdl come il topo che abbandona la nave che affonda?
Ecco, non spacca solo il centrodestra, Fini, ma pure la scombinatissima accozzaglia delle opposizioni. E chi lo guarda ancora con un po’ di puzza al naso, chi s’avvicina e subodora opportunismo, chi storce il muso temendo di trovarselo a fianco ma come concorrente. E tutto questo spiega almeno in parte perché non è venuto ancora il momento che Berlusconi cada: non c’è ancora spazio, non c’è ancora modo, per una costituente.Se Gianfranco Fini sta ancora con un piede in questo centrodestra, è perché fuori non c’è spazio per metterli entrambi: ne pesterebbe uno a questo o a quello.
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