Con una circolare ufficiale firmata il 4 Ottobre 2013, Marcella Cattaneo, Responsabile Assicurazione Qualità dell’azienda lombarda Riso Scotti S.p.A., ha rassicurato i propri consumatori utilizzando le seguenti parole: “Con la presente, la società Riso Scotti S.p.A. dichiara che nei prodotti a Voi venduti non sono presenti materie prime di origine campana”. Una comunicazione evidentemente indirizzata ai consumatori, inviata a tutti i rivenditori, anche Campani, perché fosse esposta sugli scaffali.
La Riso Scotti S.p.A. fugge di fronte ai prodotti agricoli della nostra regione, ma quando si tratta di incassare i soldi dei Campani dobbiamo dire che non prova alcun tipo di ribrezzo, né prova ribrezzo per la manodopera dei nostri corregionali costretti a emigrare. La Riso Scotti fa uso di materie prime che possono provenire da ogni parte del mondo, ma non dalla Campania: il suo riso è coltivato e raccolto della fertile, ridente e soleggiata Pianura Padana, che secondo uno studio della Commissione Europea attraverso il programma Cafe (Clean Air For Europe) è l’area più inquinata d’Europa, dove a causa dello smog i cittadini perdono fino a 3 anni di vita. Quello smog che, lungi dall’essere un pericolo per la salute dei consumatori, conferisce al riso Scotti quella particolare nota affumicata che si sposa tanto bene col sugo Pomì, il quale, come la stessa azienda ci tiene a precisare con apposito spot televisivo, è coltivato solo ed esclusivamente nella suddetta Pianura Padana.