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Ogni giorno nascono numerose stelle, circa dieci ogni anno solo nella nostra galassia; conoscendo il tasso di nascita in passato è quindi possibile risalire al numero di stelle che dovrebbero popolare lo spazio. Il numero che scaturisce da questo tipo di calcolo, stranamente, è più grande rispetto al numero di stelle stimato dalle osservazioni astronomiche: che fine hanno fatto queste stelle "mancanti"?Per anni gli astronomi hanno cercato di spiegare questa strana discrepanza; ora, uno studio compiuto da studiosi dell'Università di Bonn e dell'Università di St. Andrews, è riuscito a trovare la soluzione dell'enigma. Sembra infatti che il tasso di crescita sia stato sovrastimato, in particolare nei periodi di alta produzione di stelle.Il tutto si ricollega al modo con cui gli astronomi calcolano il tasso di natalità: per la nostra galassia e per quelle vicine le nuove stelle vengono osservate e contate direttamente grazie all'ausilio di potenti telescopi. Naturalmente, per le galassie più lontane questo non è possibile. Tuttavia, di tanto in tanto, tra le stelle neonate se ne formano alcune particolarmente grandi, che lasciano delle tracce nella luce anche delle galassie più lontane. Dalla potenza della traccia si può risalire al numero di queste neonate molto grandi. Nelle nostre immediate vicinanze, queste stelle neonate di grande massa si verificano con un rapporto fisso: ci sono infatti sempre circa 300 piccole stelle ogni stella neonata di grande massa, un rapporto che sembrava essere universale. Così, agli astronomi è bastato conoscere il numero di stelle di grandi dimensioni e moltiplicarlo per 300 per determinare il numero di stelle appena nate.Recentemente, tuttavia, alcuni astronomi hanno iniziato a dubitare della costanza di questo rapporto: la loro ipotesi è che nei momenti di forte produzione di stelle, si genera un numero di stelle di grande massa più alto del normale. La ragione di questo fatto è in accordo con il cosiddetto "ammassamento stellare": le stelle tendono a nascere in gruppi, gli ammassi stellari, che tendono ad avere le stesse dimensioni nonostante possano contenere un numero diverso di stelle. Di conseguenza, nel caso di un alto tasso di natalità, lo spazio può essere ricco di ammassi stellari: gli astronomi chiamano queste galassie particolarmente ricche di massa "galassie nane ultra-compatte". In questo tipo di galassie, le stelle sono talmente ammassate da rendere possibile la fusione tra alcune di loro, con il risultato che si formano più stelle massive rispetto al normale. In questo caso, il rapporto tra stelle grandi e piccole si abbassa a 50. Alla luce di questo, il numero finora utilizzato per risalire alle piccole stelle in formazione risultava essere troppo alto. I ricercatori di Bonn e di St. Andrews hanno corretto i tassi di nascita secondo le previsioni della teoria dell'affollamento stellare, ottenendo dei risultati che si accordano a quelli osservati effettivamente.fonte: University of Bonn
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