Devo però fare un paio di precisazioni prima di lasciarvi alla lettura: tecnicamente il concetto alla base dell'iniziativa è di creare una storia, ambientata nel risorgimento italiano, in cui la paura e l'orrore stravolgano quella che è la storia conosciuta. Quello che voglio dire è che, anche se per il momento la mia è ambientata con qualche secolo di anticipo, vedrete che piano piano ci avvicineremo al periodo giusto. Il problema è che devo gettare un background di fondo essenziale e non posso farlo senza raccontare un pò di rinascimento. Nel capitolo che state per leggere si delineano alcuni dei personaggi principali e un abbozzo di quello che verrà poi. Una sorta di capitolo di passaggio che spero vi piaccia e vi lasci la curiosità di sapere come continuerà questa storia. Ma ora basta, è arrivato il momento di lasciarvi alla lettura di questo capitolo. Buon divertimento!
Risorgimento di tenebra Praeterius Sanguis - Capitolo 2 "Una visita inaspettata"
Quando Leonardo aprì gli occhi, con la mente e i pensieri ancora avvolti nelle spire di quel macabro rogo, non riconobbe il volto candido e liscio che gli si parava dinanzi.
Si stropicciò gli occhi, come a voler sollevare un sipario troppo pesante e spesso, mentre quel viso continuava a chiamarlo e a riferirsi a lui.
«Maestro… Maestro… tutto bene?» Ah che voce soave. Così chiara, limpida, come il canto di un ruscello in piena estate… Leonardo si sollevò; le vesti, le stesse della sera precedente, scivolarono un poco, fermandosi dal cadere solo grazie alla solerzia del giovane che le prese e le posò con grazia sul giacilio. «Maestro, come vi sentite? Vi ho udito mormorare qualcosa nel sonno, poi, con improvviso ardore, un grido vi è scaturito dalla gola…» Leonardo, che oramai aveva riconosciuto il volto familiare del Melzi, si aggiusto la tunica e si sedette composto. «Grazie…» disse quasi bisbigliando, «che ore sono?» «Il sole è sorto da un pezzo, Maestro, e l’ora del primo pasto è passata…» «Dov’è Giacomo?» chiese Leonardo, interrompendo il giovane. Sul volto di Francesco Melzi, appena sedicenne, si dipinse una punta d’invidia, però mascherata subito da un reverenzialismo innato. «Di là,» disse indicando la porta dello studio, «sta preparando le carte e i pennelli…»
Leonardo si alzò. Senza alcun pudore si tolse le vesti e le lasciò nelle braccia di Francesco. «Preparami un bagno, caldo, e aggiungi alcune gocce di olio di ginepro.» «Certo Maestro, subito.» Detto questo Francesco si congedò, lasciando Leonardo solo. Nudo, con il corpo che si beava nei raggi del sole del mattino, Leonardo si avvicinò alla finestra. Nella testa risuonava ancora la risata che aveva udito in quel sogno, che andava già sfumando nei ricordi, e non poté trattenere un brivido. Un presagio di sventura si stava avvicinando e la certezza che né la giornata limpida, né il bagno caldo avrebbero potuto lavare via quella sgradevole sensazione, s’insinuò attraverso la pelle come un fastidioso insetto.
Francesco versò l’acqua nella vasca. Quelli erano compiti che spettavano a lui, come le altre faccende e i lavori più insignificanti. Cercava di abituarsi, di farsi scudo con la promessa che un giorno, forse neppure tanto lontano, Leonardo gli avrebbe dischiuso le porte della sua anima e della sua conoscenza, insegnandogli quelli che erano i segreti più reconditi che giacevano nei suoi pensieri. Invidiava Giacomo. Per tutto quello che lui aveva, per quello che vedeva e udiva, e per quanto si sforzasse di non darlo a vedere, il reprimere certi sentimenti gli risultava sempre più difficile. Ma era giusto così, pensava mentre contava le gocce di olio che cadevano nell’acqua sprigionando un forte odore dolciastro. Esistevano una serie di gradini, di difficoltà, che dovevano essere superate in un ordine prestabilito, senza arrancare ne saltare i passaggi, ma con solerzia e dedizione bisognava affrontare quello che il destino aveva deciso di serbare. Finito di preparare il bagno si dedicò alla pulizia degli abiti, ancora impregnati del profumo del Maestro, della sua saggezza e dalla sua bellezza. Sapeva che Giacomo, più volte, era stato accolto nel giaciglio di Leonardo, altro piacere che a lui era precluso, e spesso finiva per addormentarsi fantasticando sul giorno in cui anche a lui sarebbe stato dato tale onore. Un giorno che sperava non fosse così lontano…