Risotto al sedano di Orbassano, porro di Cervere e nocciola tonda gentile.
Mi era già capitato anni fa, da ragazzina. Al cinema all’aperto del piccolo paese delle vacanze, una sera d’estate, dopo la chiacchierata con la vicina di sedia: quelle sedie in ferro verde, scrostate dal salino, con la seduta ribaltabile che cigolava ad ogni movimento, ve le ricordate? Scomodissime, a pensarci bene!
Ecco, avevo appena finito di chiacchierare con la vicina, una ragazzina della mia età, che nell’intervallo lei mi presenta la sua mamma e, al momento dello scambio del cognome…diciamo lo stesso! Parenti? No, ma probabilmente le nostre famiglie provenivano dalla stesssa zona del Piemonte.
E così al Salone del Gusto: mi fermo, estasiata, davanti ai porri più teneri e bianchi che io abbia mai visto. Lunghi, sottili e delicati. Che faccio? Ne compero due mazzi, enormi e pesanti. Il produttore, che per venti minuti mi aveva spiegato origine, coltivazione e metodo di conservazione dei suoi pregiati ortaggi, si offre di tenermi il bottino fino alla chiusura, per permettermi di continuare la visita senza sembrare, più del solito, una befana,
Ringrazio e lascio il nome, da segnare su un biglietto, per il ritiro: gli si inumidiscono gli occhi, mi guarda con tenerezza, quasi affetto. Balbetta, commosso: ho il cognome della sua mamma. Che si sia praticamente cugini? Scappo via, prima d’essere invitata a un bicerin con le paste!
Già, perché oltre una nonna svedese, una mamma che è nata a Messina, un papà che lo ha fatto in un paesino della riviera di Ponente, e io stessa che ho ben pensato di nascere a Napoli, la famiglia del mio nonno paterno, proviene dal Monferrato. E non è finita qui!
Ho sempre pensato che avere radici così variegate è un lusso, un privilegio. Permette di essere disponibili all’ascolto di tante lingue, di profumi e colori diversi, di essere aperti a suggestioni, curiosi di conoscere. E di riconoscere.
Un po’ bastardi, dentro.
Chi mi conosce, chi ha imparato a farlo, in questi anno di blog, può immaginare che dal Salone di Torino io non sia tornata a mani vuote: oltre ai due enormi mazzi di porri di Cervere, ho tra l’altro acquistato due cespi di sedano rosso di Orbassano. Nessun produttore presunto parente, ma un prodotto meravigliosamente profumato e dal gusto delicato.
Ha origini molto antiche, che risalgono al 1600, quando dalla Francia arrivò la sposa di Vittorio Emanuele II di Savoia, AnnaMaria d’ Orleans: venne conosciuto e importato allora un sedano violetto, che con l’acqua e il terreno della zona di Orbassano acquisì colore e delicatezza particolari. Oggi è presidio Slow Food.
Si conserva abbastanza a lungo, in frigorifero, avvolto in una salvietta umida.
Il porro di Cervere, altro prodotto d’eccellenza del Piemonte, è lungo, bianco e sottile. Per le caratteristiche speciali del terreno, un misto di limo, sabbia e calcare, per il vento costante e leggero, per la luce, bassa e velata, questo prodotto ha sapore delicatissimo,è estremamente digeribile, a differenza di aglio e cipolla, e si presta per preparazioni più eleganti e raffinate.
Per conservarlo, fate come le massaie piemontesi (consiglia il quasi-cugino): mettete il mazzo di porri, avvolto in un sacco scuro, aperto sopra e sotto, in un vaso con poca acqua sul fondo e ponete il tutto sul balcone o sul terrazzo, all’ombra e riparato. Dureranno molto a lungo.
Risotto al sedano rosso di Orbassano, con porro di Cervere e nocciola tonda gentile.
300 g di riso carnaroli
3-4 coste di Sedano rosso di Orbassano
1 porro di cervere
40 g di nocciole tonda gentile
1 bicchiere di vino bianco delicato e fruttato (Erbaluce di Caluso, ad es. o anche Sylvaner)
brodo vegetale
parmigiano, 4 cucchiai
olio, burro
Fate sciogliere in una casseruola un cucchiaio d’olio e una buona noce di burro. Unite il porro tagliato sottile e il sedano, a piccoli tocchetti.
Aggiungete il riso, fate tostare leggermente e bagnate con il vino bianco, riscaldato precedentemente in un pentolino.
Unite al riso il brodo vegetale, mano a mano che serve, fino ad arrivare quasi a cottura. Unite due terzi delle nocciole, dopo averle pestate grossolanamente in un mortaio.
Portate a cottura, levate dal fuoco e mantecate con poco burro e parmigiano.
Decorate con il resto delle nocciole, tritate sottili, qualche fogliolina di sedano e servite.