Gli appassionati di cucina sono solitamente persone che “osano”, almeno quando si parla di cibo: l’abitudine ai sapori diversi, particolari, ai contrasti, alle diverse consistenze è sicuramente più frequente negli “addetti ai lavori”. Solitamente associo l’apertura verso il cibo nelle sue diversità ad una forma di apertura mentale, un modo per conoscere culture diverse, non solo di terre lontane, ma anche di differenti regioni e famiglie. Quando ero piccola frequentavo spesso la casa di un’amichetta da cui mi fermavo spesso a cena e per me ogni volta era una scoperta vedere cosa mangiava questa “strana” famiglia, che una sera ha addirittura deciso di portare in tavola della carne cruda. Ricordo il mio stupore nel vedere poi della carne cruda in tavola ed esserne inorridita, perché nella mia famiglia nessuno avrebbe mai neanche pensato di portare della carne cruda in tavola, né tanto meno nessuno mi aveva mai detto che la carne cruda si potesse mangiare.
Col tempo ho imparato ad apprezzare quasi tutto e soprattutto a non avere pregiudizi di alcun tipo in fatto di cibo, se non per rarissime eccezioni. Un mio caro insegnante di arte delle scuole superiori, vegetariano da decenni, ha sempre affermato di mangiare anche la carne quando è ospite alla tavola di qualcuno. L’ho trovato un insegnamento molto importante che cerco di ricordare. Mi piacerebbe, infatti, che anche alcuni ospiti delle mie cene lo facessero ogni tanto con me. E invece io cerco di andare sempre incontro a tutti e faccio i salti mortali per capire, assecondare le esigenze dei miei commensali. Siamo proprio viziati quando si parla di cucina. Tanto che qualcuno direbbe: “addì venì la guerra…” per rimettere un po’ di ordine almeno in tavola. Ma il benessere, per fortuna, è anche poter scegliere. Vi lascio con questa riflessione e naturalmente una ricetta per palati “aperti”: un risotto con le more di gelso, un frutto poco conosciuto, ma molto buono, che ho trovato da un simpatico agricoltore lombardo, che vendeva i suoi prodotti qualche giorno fa sotto il Palazzo della Regione a Milano. Ho pensato ad una una mantecatura particolare per aumentare la sapidità di questo piatto, che si sarebbe appiattito troppo con del tradizionale burro. Per fortuna mi è venuto in mente un piatto assaggiato in Piemonte in un bellissimo ristorante panoramico immerso nelle Langhe: le acciughe con le nocciole. Ho pensato, così, di creare un burro che potesse dare la giusta salinità e morbidezza a questo risotto. Spero che piaccia anche a voi.
Vi auguro una felice settimana ci vediamo il prossimo lunedì.
INGREDIENTI (PER DUE PERSONE)
160 gr di riso carnaroli
3 cucchiai di olio extravergine
mezzo bicchiere di vino bianco
50/60 gr di more di gelso
750 ml di brodo vegetale circa
30 gr di nocciole
2 filetti di acciughe sott’olio
parmigiano (a piacere)
qualche fogliolina di menta per decorare
PROCEDIMENTO:
Ho iniziato preparando il burro di nocciole mettendo le acciughe e le nocciole all’interno di un frullatore (meglio se di piccole dimensione se dovete farne una piccola quantità e ho frullato insieme i due ingredienti, aggiungendo, se necessario un pochino di olio. Ho scaldato poi in un tegame l’olio e ho aggiunto il riso per farlo tostare. Ho aggiunto le more di gelso e ho iniziato ad aggiungere il brodo, un paio di mestoli alla volta, fino a cottura. Ho mantecato con il burro di nocciole e ho aggiunto un po’ di parmigiano. Da servire bollente.