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Risparmio carburante: il famigerato FUEL DOCTOR…

Creato il 27 luglio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Arriva dalla Thailandia, è un semplice dispositivo che permette di ridurre del 20% i consumi di carburante. Ma ci si può fidare?A sentire i pareri che circolano in rete, sembrerebbe proprio di no. E c’era da aspettarselo. Il Fuel Doctor spopola in rete, in tv e in radio, promettendo di far consumare una quantità di benzina inferiore di circa il 20% rispetto ai cicli tradizionali. Ma cosa c’è dentro questo famigerato “plug” da inserire nell’alloggiamento dell’accendisigari, affinché riesca ad impedire che gli strumenti elettronici interferiscano con la centralina dell’automobile causando un aumento dei consumi?

Risparmio carburante: il famigerato FUEL DOCTOR…

Lo schema elettrico del Fuel Doctor è facilmente reperibile in rete

Tre led, qualche condensatore, un paio di resistenze, un integrato da un euro, uno da cinquanta centesimi, un fusibile. A volerli pagare a caro prezzo, i componenti costerebbero intorno ai cinque-sei euro, ma ovviamente a quel prezzo nessuno sarebbe disposto a credere sull’efficacia del dispositivo. Pertanto il plug viene offerto a circa sessanta euro: pochi, se rapportati ai continui aumenti che la benzina subisce praticamente ogni giorno. Tantissimi, se consideriamo che per quel prezzo stiamo comprando un pezzo di plastica che potrebbe non funzionare, per diverse motivazioni facilmente intuibili: difficilmente qualcosa che non intervenga nel circuito di alimentazione può migliorare il rendimento dei consumi. Peraltro, i componenti ivi presenti non sarebbero in grado di garantire la soppressione delle (presunte) interferenze che i dispositivi elettronici (autoradio, cellulari, etc.) eserciterebbero nei confronti della centralina elettronica.

La funzione che immediatamente risalta a chiunque abbia una infarinatura di elettrotecnica è che il Fuel Doctor si preoccupa solo di indicare la tensione della batteria, variabile da 11,5v a 12,5 in condizioni di normalità. C’è inoltre un “filtro passa basso”, che “ripulisce” la tensione permettendo all’attore dello spot di dimostrare, grazie ad un generatore di funzioni, che il dispositivo “funziona”. Un test è reperibile in rete, basterà cliccare su questo link per trarre le proprie personali convinzioni.

A questo si aggiunga che l’elettronica applicata alle auto ha ormai reso inutili simili preoccupazioni relative ai disturbi che i circuiti elettronici possano esercitare sulle centraline di gestione del motore. Ogni elemento che installiamo nell’auto infatti, dispone di un circuito di alimentazione che integra una protezione per le eventuali interferenze.

In sostanza, dovrebbe trattarsi di un altro rimedio magico, alla stregua dei famigerati magneti “Econoplus”, già finiti nel mirino dell’antitrust, oppure del celeberrimo tubo Tucker, balzato agli onori delle cronache grazie ad un’indagine di “Striscia la notizia” e ai metodi poco ortodossi del responsabile del prodotto, Mirco Eusebi.

Nulla di buono quindi, se non il tentativo di sfruttare l’onda emotiva susseguente ai continui aumenti di carburante, proponendo ai consumatori di acquistare un prodotto di dubbia utilità al prezzo di un pieno di carburante, che ovviamente non durerà il 20% in più.

Una curiosità: ma se volessimo pagarla meno, questa benedetta benzina, non faremmo bene a metterne pochi litri nei serbatoi infischiandocene degli pseudosconti delle compagnie nel weekend? 

E’ l’unica strategia possibile. Ed è ora che gli italiani lo comprendano!


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