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Rispettare le regole conviene (oppure…?)

Creato il 09 febbraio 2013 da Canicattivi @CaniCatTweet

“ Non so quanti di coloro che si cimenteranno nella lettura di queste righe, arriveranno fino alla fine. Ma, come si dice, mai lasciare le cose a metà“.

E’ possibile sostenere che a Canicattini, come in tutta Italia, esistono tre tipicità ideali di individui, considerati per astrazione e generalizzazione:

1. Persone che rispettano le regole a prescindere (il 2,5% della popolazione);

2. Persone che non rispettano le regole a prescindere (il 2,5% della popolazione);

3. Persone che tendenzialmente rispettano le regole, cioè con un atteggiamento votato al rispetto delle regole, ma un comportamento definibile di convenienza (il 95% della popolazione).

Le prime due tipicità sono assolute, ascritte, nel senso che il rispetto o meno delle regole prescinde dal contesto, da eventi esterni, ovviamente con implicazioni etiche assolutamente opposte, la terza è una tipicità limitata, acquisita, pertanto fortemente condizionata da eventi esterni.

Anche le regole sono di diversa natura:

- scritte, le leggi il cui mancato rispetto comporta sanzioni di natura economica o penale;

- non scritte, il cui mancato rispetto produce sanzioni di natura sociale, che vanno dalla “malafiura“ all’esclusione sociale.

Una società moderna evidenzia il peggio di se quando le regole sociali non scritte hanno il sopravvento sulle regole scritte, chiaramente solo in relazione al mancato rispetto delle stesse.

(Gioco di parole) Rispettare le regole è la regola fondamentale della civile convivenza.

Laddove le regole non vengono rispettate si ha inciviltà, e laddove a non rispettare le regole è la maggioranza dei cittadini, l’inciviltà degenera spesso in “delinquenza“ (vedasi la “nota“ L’antimafia ed il teorema del semaforo rosso).

Detto questo, la domanda che occorre porsi è: conviene rispettare le regole?

Chi rispetta le regole, essendo quest’ultimo un dovere civico (nonché un vantaggio per tutti), non va premiato, non può essere premiato, ma quantomeno non va danneggiato.

In realtà oggi, ovunque, chi rispetta le regole è danneggiato, e chi non le rispetta è avvantaggiato, in quanto le regole non scritte, le consuetudini, prevalgono.

(Un esempio)

Regola scritta, di natura giuridica: “Nel luogo X non è possibile parcheggiare l’autovettura“. Sanzione: chi parcheggia l’auto nel luogo X, viene multato.

Nella consuetudine prevale la regola non scritta, sociale: “Nel luogo X non si può parcheggiare, ma io parcheggio lo stesso“.

Sanzione: “malafiura“, ma solo in casi del tutto eccezionali, normalmente non accade nulla.

Veniamo alle conseguenze, che sono il risvolto pubblico delle azioni individuali, e cioè come determinate azioni o comportamenti di ogni singolo individuo incidono sul contesto, ovvero sui nostri simili.

Il cittadino “A“ che rispetta la legge non sosta l’auto nel luogo X, ma a 500 metri di distanza, dove esiste un parcheggio utile.

Il cittadino “B“, che non rispetta la legge parcheggia ovunque, anche nel luogo X.

Se la conseguenza del non rispetto della norma (cioè la sanzione) è esclusivamente “ nulla “, escludendo chi rispetta la legge a prescindere, accade che nessuno rispetta il divieto di sosta, poiché rispettarlo vuol dire essere svantaggiati, che è uguale a dire, nel non rispettarlo si ottiene un vantaggio.

Quindi, se è vero così come è vero, che il mancato rispetto della legge ha implicazioni etiche soltanto teoricamente, significa anche che non riusciamo a percepire, perché non li conosciamo, i vantaggi pratici del rispettare la legge.

Pertanto, in una società come la nostra, occorre “insegnare“ a noi stessi la civiltà, producendo per “regola non scritta“ (una regola già scritta) una sanzione vera, anche sociale. Questo perché, oggi più che in passato, l’uomo è materialista e vive, cioè produce le sue azioni, soltanto in termini di vantaggi e svantaggi.

L’assenza della sanzione determina, a lungo andare, uno spostamento della maggioranza dei cittadini dallo status del tendenziale rispetto a quello del tendenziale non rispetto delle regole, che si traduce facilmente in un comportamento al di fuori della legge.

La stessa logica è sovrapponibile al commerciante che non paga le tasse con quello che paga le tasse, al dipendente pubblico che lavora con quello che non lavora, e fin anche nei confronti di un Politico, che vorrebbe fare le cose giuste (per esempio non togliere le multe).

Rispondiamo adesso alla domanda iniziale:

Rispettare le regole conviene?

Dobbiamo fare in modo che convenga, quindi i vigili si mettono a fare le multe, per cui chi rispetta la “legge“ ha un vantaggio, quello di non pagare multe.

Paolo Giardina


Filed under: Amministrazione, Società Civile

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